benedetta gente

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    Il ruggente comunista d’antan, adesso piccolo imprenditore di successo, si sbilancia con una frase concisa (come usa adesso, non oltre i 280 caratteri, come su twitter) sulla situazione che vede la sinistra in tutte le sue componenti (perché si possono perdere voti ma non si rinuncia al lusso della scissione dell’atomo) ormai ridotta a fare da sparring partner (o peggio da pungiball) ai due muscolosi (verbalmente) campioni dei massimi sistemi che pro tempore stanno nella stessa “scuderia” ma che prima o poi arriveranno al redde rationem dello scontro finale per il titolo e terreno dello scontro come all’ok corral, potranno essere la Tav, l’Ilva, il “decreto dignità” che scontenta i piccoli imprenditori o qualsiasi decisione che venga presa sull’economia. Per questo intanto si punta tutto sui migranti, sui rom e sui vitalizi. Temi importanti ma non essenziali, peraltro affrontati con lo stile sbrigativo del bar dello sport (della serie: “Bisogna metterli tutti al muro”) dopo il calice del mattino. Ma torniamo all’ex comunista d’antan adesso imprenditore di successo. Ecco la sua frase: “Adesso credono davvero che uno vale uno”. La frase non è riferita a Di Maio e Salvini, che lui considera solo i bubboni marci rivelatori della peste, ma proprio ai nuovi “giovani compagni” che, racconta, “arrivano alle riunioni e ti dicono che loro hanno studiato e tu cosa ne sai di come va il mondo?”. Il che, per uno che il mondo lo ha visto cambiare, che ha contribuito a cambiarlo, per uno che, disilluso dalle utopie, non si è comunque piegato nella sconfitta, ancora crede che il capitalismo imperante possa essere corretto e non si rassegna ad accettarlo nella versione egemonica della finanza, è uno schiaffo morale ma soprattutto politico. Vede in questo disprezzo per i vecchi l’atteggiamento sfrontato e “fascista” di quell’imbecille che ha gridato “vecchia” alla Bonino al Senato, non avendo argomenti da opporre al discorso che la vecchia leader radicale stava facendo. Come quelli che scrivono sui muri e tanto vale che quel poco che hanno da dire lo scrivano in grande, altrimenti farebbero una figuraccia.

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    Ma quella denuncia del “credere che uno vale uno”, detta da un vecchio “compagno” mi ha impressionato. Perché da un po’ di tempo, constatando la deriva che, invece della “fantasia”, al potere ci ha portato la faciloneria, la tentazione di ripensare la democrazia rappresentativa, fondata su una testa un voto, non è una prerogativa di Casaleggio junior che si è lanciato a profetizzare che tra qualche decennio il Parlamento sarà inutile. Anzi no, Casaleggio pensa il contrario, pensa a una democrazia diretta, da esprimere con un clic in rete, aggiornando con i nuovi mezzi quella che si praticava in Atene (il termine “democrazia” lo usa Pericle nel 431 a.C. definendola il sistema “che difende gli interessi non di pochi privilegiati ma della massa dei suoi cittadini”). Atene era uno Stato che per dimensioni era meno esteso della provincia di Bergamo (100 kmq in meno). Gli abitanti (maschi adulti) che potevano “votare” nell’Agorà erano circa 40 mila. Anche allora a partecipare al “voto” erano però in media non più di 6 mila. Poi c’erano le donne, i bambini e gli… schiavi. Ed è interessante il dato che l’economia ateniese in gran parte dipendesse dal lavoro degli schiavi. Il richiamo ai “moderni” schiavi di cui ha bisogno l’economia italiana per i lavori pesanti è altrettanto interessante. Lo dichiaravano gli imprenditori del nord est giorni fa, contestando le decisioni degli alleati di governo (loro hanno votato Lega) sul “decreto dignità”.

    Aspettando comunque che la mitica “rete” consenta il voto da casa senza imbrogli (attesa che sarà lunga) teniamoci il sistema di una testa un voto. Potremmo reintrodurre un piccolo test su cosa si va a votare, ma quel test farebbe saltare troppe teste… selezionando gli aventi diritto, non più per censo ma per… conoscenza. In tal caso potrebbe votare un terzo degli attuali aventi diritto, visto che, da statistica dell’Ocse 2017, siamo gli ultimi in Europa per “capacità di comprensione di un testo scritto”.

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    Cosa è successo in questi ultimi due decenni, perché abbiamo sbracato al punto che ci si inorgoglisce dello sdoganamento di ogni raglio d’asino in “rete”? Facciamo un passo indietro.

    La classe operaia sognava di andare in paradiso (ve lo ricordate il film?), e il paradiso era nebbioso, come alla fine del film, no, in realtà non era quello di una società “comunista”. Senza poterlo ammettere, anzi, fingendo di sognare davvero una società in cui ognuno avrebbe avuto secondo il suo bisogno, la classe operaia quel paradiso lo identificava nella vecchia piccola borghesia (che Claudio Lolli profetizzava, sbagliando, che “per piccina che tu sia, il vento un giorno ti spazzerà via”). Col cavolo, la classe operaia ha raggiunto il “suo” paradiso, è diventata a sua volta “piccolo borghese”, poi ha alzato la mira, adesso sogna di salire all’empireo perché ha scoperto che il paradiso ha nove cieli, come lo ha descritto Dante (che naturalmente non ha mai letto) e la scalata continua. Ma si va ben oltre la vecchia piccola borghesia, adesso si punta, se non all’empireo (che sta sopra i nove cieli), almeno al… settimo cielo. Ci si punta seguendo l’esempio di chi ci è già arrivato, individualmente, sgomitando, rubando, truffando, affossando, imbrogliando, mentendo, homo homini lupus. Se ognuno deve sgomitare per se stesso, i partiti che pretendono di essere paladini di una “classe”, sono dei “reduci”, nostalgici da farci il sugo dei casoncelli alla festa dell’Unità e cantare le vecchie canzoni certe sere sotto le già sdrucite bandiere. Funzionano i partiti “gassosi” dove ci si mette per brevi periodi, poi si cambia a seconda della convenienza.

    La sinistra che proposta di società può dare per riavere il voto di gente che ha scelto questi modelli di vita, che impreca e accusa, schiuma di rabbia, si arrangia e si allena nel piccolo a imbrogliare e rubare e si sceglie il nemico da combattere, coltiva paure virtuali su migranti e rom che nemmeno li sfiorano nella realtà, ma servono da bersaglio d’annata? Metti che non ci siano più migranti e rom… Con chi dovranno prendersela se non ce la faranno comunque (perché non ce la faranno) ad arrivare al… settimo cielo?

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    Resterà come obiettivo quello di abbattere il “potere politico parassita”: ma quel posto nel frattempo è stato occupato proprio da quelli che oggi sono stati votati per portarli al settimo cielo e hanno solo rimosso (se mai lo faranno) ostacoli che non c’entrano nulla. Quanto ci vorrà perché siano indicati anche “questi” come “parassiti?”. Il tempo per capire che i rom e i migranti sono solo “falsi bersagli” e che i problemi, come qualsiasi professore di matematica insegna, non si risolvono mettendoci sopra una croce, ma con ragionamenti e calcoli complessi. Il che richiede conoscenza e “capacità di comprensione di un testo scritto”. La sinistra, se mai la smettesse di tentare la scissione dell’atomo, dovrebbe assumersi il compito di una rieducazione civica che parta dalla cultura: scuola, giornali, libri, cinema, musica, teatro… senza la pretesa che i “mezzi di produzione” di questa cultura le siano regalati o senza fare la fatica di capire come funzionano. Fino a qualche decennio fa ne aveva il monopolio ed è evidente che lo ha usato male (visti i risultati): con la sua spocchia da detentrice in esclusiva della verità, il suo atteggiamento da “radical chic”, ha provocato la rivolta degli ignoranti, che sono il risultato del rifiuto di massa di quella spocchia. Ma è agosto. La bella estate passa in fretta. Poi “Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’età,
    dopo l’ estate porta il dono usato della perplessità…”. Meglio sarebbe anticipare e non sprecare tempo. Buona estate di ripensamento.