I referendum popolari sono una forma di democrazia diretta. Bello. Ma hanno delle forti controindicazioni. Ad esempio sono stati annunciati diversi vaccini contro il covid, scoperti in varie parti del mondo. Quale scegliere? Cosa c’è di più bello che lasciar decidere al popolo (demos), titolare del potere (crazia)? Quindi, dai, facciamo un bel referendum mondiale: quale preferite che vi iniettiamo?
Ogni “casa” farmaceutica in grado di produrne uno si scatenerebbe in martellanti pubblicità, “scegli il mio, è garantito anche contro la vecchiaia”. E noi popolo (sempre demos), chiamati a tracciare una croce (per liberarcene) su una scheda, orgogliosi che ci demandino tale potere (sempre la crazia) andremmo ai seggi senza cognizione di causa ed effetto ma sul riflusso pubblicitario più efficace, scegliendo magari quello che “vi toglie anche le rughe”, in barba agli effetti collaterali ad esempio di un ictus… E’ solo un paradosso, ovvio.
Ma sta succedendo anche per questo referendum in cui siamo chiamati a votare Sì o No a un quesito apparentemente semplice, via un bel numero degli odiati parlamentari (che direttamente, anzi, molto indirettamente, abbiamo scelto noi), risparmio annuale di qualche decina di milioni, chi non voterebbe Sì a una goduria come quella annunciata? Infatti i sondaggi danno una valanga di voti a favore del Sì, “meno gente da mantenere”.
Si dice: tanto per i bisogni del territorio ci sono i sindaci. Poi i sindaci non hanno soldi, o aumentano le imposte o non soddisfano quei “bisogni”. “Va beh, chiederanno i soldi alla Regione”. Le varie Regioni sono in continuo contenzioso con lo Stato, quelle del nord lamentano di versare più di quello che ricevono, “manteniamo anche quelli del sud che ricevono più di quello che versano…”. A chi versano, da chi ricevono? Dallo Stato. Dal Governo. E chi forma i Governi? Non certo noi che votiamo e voteremo gente di cui non sappiamo niente, senza preferenze perché tanto “chi li conosce a quelli?”. Perché i candidati, essendo pochi, avranno collegi e circoscrizioni enormi. Chi li sceglierà per essere votati? I partiti ovviamente. Quindi noi votiamo gente scelta da altri senza nemmeno conoscerla. In gran parte succede anche adesso, perché le leggi elettorali i partiti le costruiscono a seconda delle convenienze del periodo, ma sostanzialmente fanno in modo che noi popolo (demos) si possa scegliere il meno possibile, “delegando” il potere (crazia) a chi “se ne intende”. E questi (che poi, si è visto, non è quasi mai vero che se ne intendono) assumono quell’aria dei venditori da fiera “bambini state indietro, lasciateci lavorare”.
L’ignoranza induce nella tentazione della delega totale, riducendo la democrazia alla formalità di un voto di cui non si capisce neppure la portata. Così anche adesso andiamo a votare per un Sì e un No che va ben oltre quella domandina della riduzione del numero dei parlamentari, ma se qualcuno cerca di spiegarcelo “non abbiamo né tempo né voglia” di ascoltarlo, abbiamo altro cui pensare.
“O cives, cives, quaerenda pecunia primum est, virtus post nummos!” scriveva già Orazio, quello che conta è far soldi, la morale e la virtù vengono dopo i quattrini. Ma c’è sempre chi i quattrini li sa arraffare meglio di noi, l’economia è complicata da capire, la conoscenza fa la differenza e sfrutta l’ignoranza.
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Due fenomeni confermano la reprimenda di Orazio (che era uno scrittore latino, a conferma che non è una nostra esclusiva contemporanea): i negazionisti e i maramaldi. Sentire bergamaschi e bresciani (le due province più colpite) che accusano i governi (mondiali, perché fa tendenza allargare gli orizzonti degli insulti gratuiti) di avere inventato il covid mette tristezza e rassegnazione perché davvero possa cambiare qualcosa, non dico il mondo, ma almeno il nostro piccolo mondo antico. Forse perché a noi sono arrivati e arrivano centinaia di racconti disperati, forse perché abbiamo avuto morti tra parenti e amici, forse perché qualcuno di noi ha visto ammassati i morti (nudi) nelle camere mortuarie intasando le sale di attesa degli ospedali, decine di morti ogni notte, i camion militari che ce li portavano via e ci sono arrivate (quando sono arrivate) le ceneri…
Poi Briatore e Berlusconi si ammalano di quel virus che il primo negava e il secondo, fidandosi del suo medico di fiducia, pensava debellato. E contro i due si scatena su facebook la canea dei maramaldi. Sì, quel tipo che infierisce e ammazza uno già a terra moribondo che gli dice: “Vile, tu uccidi un uomo morto”. Noi siamo appunto quei maramaldi che passano dalle adunate oceaniche a piazzale Loreto, acclamiamo i potenti e godiamo nell’infierire su di loro quando siamo sicuri che non reagiranno, sono già a terra. “O cives, o cives…!”.