benedetta gente

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    Ricordate Cincinnato “spes unica imperii populi romani“, ultima speranza del governo del popolo romano? Fu console e poi “dictator” per due volte (la seconda volta pare avesse più di ottant’anni). Siamo intorno a 450 anni prima di Cristo. Non era un patrizio, era un ‘italico’, un cittadino romano acquisito. Era povero per una disavventura di suo figlio di cui aveva dovuto risarcire il danno. Non era amato dalla plebe. Insomma non era un banchiere, anzi, il contrario, era povero ma stava dalla parte dei patrizi romani. Ma è passato alla storia per aver lasciato la carica di “dictator” per due volte prima dei sei mesi concessi dalla legge romana che nominava appunto un “dittatore” con pieni poteri nelle gravi emergenze.

    L’incarico a Mario Draghi di formare un governo da parte del Presidente Mattarella somigliava all’inizio alla formula romana del “dictator”, che al tempo non era termine negativo, anzi, era una sorta di “salvatore della Patria”. Era a tempo. Roma ricorse ben 65 volte a questa soluzione, l’ultima con Caio Giulio Cesare e lì finì la Repubblica perché ormai già con Cornelio Silla chi aveva pieni poteri se li teneva il più a lungo possibile.

    Mario Draghi, quando lo hanno cercato, non l’hanno trovato nudo come Cincinnato nel suo campicello mentre arava. Dubito che Draghi abbia mai avuto dimestichezza con i campi da arare. Ma ce l’ha con l’economia e in particolare con la finanza.

    Se Cincinnato era stato chiamato a guidare l’esercito, Draghi è chiamato a guidare il partito dei partiti (e non ancora arrivati). Non quindi i “pieni poteri” auspicati incautamente da Salvini due anni fa, ma un governo ecumenico che dovrebbe tirarci fuori dall’emergenza Covid con i (tanti) soldi europei e poi “liberi tutti”. Mi aspettavo un puro governo di tecnici per la bisogna, insomma un sanodictatora tempo che mettesse la mordacchia ai leaderini che negli ultimi decenni hanno caratterizzato la guida dei partiti, con i risultati che possiamo constatare sulla nostra pelle: invece Draghi ha accontentato tutti, salvo avere subito formalmente tutti dalla sua parte, ma nessuno veramente dalla sua parte, vissuto come un Papa di transizione, rimandando il redde rationemtra di loro (i leader) a tempi migliori. Ma evidentemente Draghi si è trovato di fronte a un’emergenza sociale e sanitaria compensata da un’opportunità economica epocale, mai tanti soldi tutti insieme sono alle porte, “mica gli lasciamo mano libera, questo è capace di spenderli bene al punto da far pensare poi alla gente che in fondo noi siamo di troppo”. Così nei lunghi colloqui pre-governo, questi personaggi a Draghi saranno apparsi di quarta segata, ma con forti appetiti, lui abituato in Europa a trattare se non con giganti (scarseggiano dappertutto) almeno con dei watussi al confronto con i nostri pigmei. E avrà aggiornato in cuor suo la frase di un suo lontanissimo predecessore, Giovanni Giolitti: “Speriamo, con l’appetito che hanno, che sappiano almeno stare a tavola”.