benedetta gente

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    Davanti al cancello del parco dei vaccini ci sono i volontari della Protezione civile che filtrano gli ingressi, controllano i documenti di prenotazione. Si è formato un capannello di persone. Ci sono due signore anziane che stanno lì, con l’aria rassegnata di chi non capisce cosa bisogna fare. A risolvere i loro problemi ci pensano le figlie o parenti varie che stanno smanettando sui cellulari, si consultano, “ho trovato la app…” dice una e le altre le si mettono accanto perché se una trova l’araba fenice poi basta seguirla. No, non è quella giusta. L’altra sta cercando e “adesso provo con questa…”, “a me hanno detto che aprono questo pomeriggio per chi ha meno di 75 anni, me l’ha detto mio cognato”, “…forse ce l’ho fatta, provo a mettere i dati…”.

    E smanettano sui tasti dei cellulari. Le due signore candidate al vaccino stanno a testa bassa, il panorama non gli interessa, aspettano come quando in chiesa chiedono una grazia a qualche santo e poi si deve per forza aspettare che anche in cielo deve esserci un bel po’ di burocrazia che le “grazie” da qualche anno arrivano quando la frittata è già fatta. Che tempi… che non c’è più religione. Passano altri vecchi dal varco del cancello, a loro qualcuno ha trovato la… app.

    Là in fondo c’è il paradiso della salute che non sarà eterna ma almeno sembra garantire ancora qualche anno di vita dopo la grande strage dei vecchi che c’è stata. Ma c’è quel cancello da passare, nemmeno ci fosse san Pietro con le sue grandi chiavi, che sul quadro in chiesa sembrano quelle dei portoni di una volta, a controllare chi ha meritato di entrare in paradiso e chi ha peccati da espiare giù nel purgatorio, che già questo è diventato un inferno e se non avessero perso la poesia della vita si ricorderebbero di quel tale che scrisse “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.

    Passano altri vecchi da quel cancello, sconosciuti, che al paese ci si conosce tutti e ci si conta e si va ai funerali che sembra che ti strappino un pezzo di carne, era mio coscritto, aveva sposato quella che lavorava alla filanda e lui era stato in Svizzera e…

    Qui sono tutti forestieri, estranei a quei cellulari che i vecchi non sanno usare e sono un altro cancello che separa il piccolo mondo antico da quello moderno, e spesso fa la differenza tra la vita e la morte, “che la Santina è morta prima che le facessero il vaccino, stava aspettando da febbraio che la chiamassero, si era iscritta in farmacia perché lei non ha parenti, ma non l’hanno mai chiamata”. Poi l’hanno chiamata su in alto, senza nemmeno prenotarsi con la app. E ognuno/a racconta la sua piccola odissea tra paure, dolori e condolori.

    Non accusano nessuno, non saprebbero con chi prendersela, a differenza dei maschi che pontificano fuori dai bar le donne a una certa età hanno ereditato (solo) la rassegnazione, non sanno niente di “Aria” e di “portali”, sono rimaste al tempo del “medico della mutua” e già adesso quando vanno alla “posta” non trovano più la vecchia impiegata che gli risolveva ogni problema, “quello lì mi ha detto che non ha tempo da perdere e se non so come si compila il bollettino, devo arrangiarmi, un villano… e alla posta io ci ho messo tutti i miei soldi”, “gliel’hai detto?”, “no, che sono rimasta troppo male e c’era gente che ha sentito tutto”.

    Le figlie con quei loro telefonini non hanno trovato la app, non sono riuscite a prenotare, una ha chiesto anche a quello che fa il san Pietro al cancello ma lui ne sa ancora meno, ha i capelli grigi anche lui, ha allargato le braccia, “sono qui a fare il volontario, non ci capisco niente nemmeno io, mi hanno vaccinato perché sono della Protezione Civile, ma poi ci sono quelli dentro che sanno tutto ma non posso farla passare senza prenotazione”. E’ dispiaciuto e rassegnato anche lui.

    Se ne vanno, il vaccino può attendere, come (sperano) anche il Paradiso.

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