benedetta gente

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    «Il colonnello Aureliano Buendía promosse 32 sollevazioni armate e le perse tutte”. E’ tornata attuale in certi commenti e articoli (sul Manifesto) citare “Cent’anni di solitudine” e il passo in cui il colonnello sembra accettare la rinuncia a tutti gli ideali che gli hanno fatto combattere (e perdere) tutte quelle battaglie contro il potere e ripiegare, per uno sconsolato pragmatismo senile, sul lottare solo per conquistare il “potere”. E vai con decine di commenti di reduci di battaglie sempre perse, che rivendicano di puntare a una nuova sconfitta che salvi però la dignità di vite passare a rincorrere sogni di un mondo puro, liberato da ogni male e malefatta. Sogni che svaniscono regolarmente all’alba in cui vengono ufficializzati i risultati elettorali. Le sconfitte consentono al male (e alle malefatte) di continuare impunemente a ripetersi, ma, vuoi mettere?, le coscienze individuali sono salve. E’ il vecchio scontro tra massimalisti e riformisti.

    Arriva un nuovo appuntamento di democrazia attiva, si vota per il nuovo Presidente e il nuovo Consiglio regionale della Lombardia. A differenza del voto nazionale, qui ci sono le preferenze, per carità, limitate dalle liste fornite dai Partiti, non è che i candidati arrivano dal… basso. Ma è già qualcosa in più, qualche nome ci è famigliare, possiamo scegliere nella “rosa” qualche petalo non appassito.

    Le analisi dei “massimalisti” in genere sono impietose, “la distruzione sistematica della medicina di territorio, le liste d’attesa infinite” (l’alternativa è quasi immediata, basta pagare), il trasporto pubblico “che abbandona i tanti per il profitto di pochi”, l’inquinamento e “il consumo di territorio con i nuovi nastri d’asfalto”, la “speculazione sugli alloggi per studenti” e il “terzo settore” abbandonato a se stesso. Risposta tra le tante: “perdere, ma con onore!”. Valanga di like e inviti a “costruire” nei prossimi anni, dopo aver perso di nuovo, una “vera alternativa”.

    Uno pone una timida domanda: “Intanto che costruite e vi ponete domande, il centrodestra vince e governa con le sue idee. Voi rimanete felici ad aspettare Godot. Mah… Se si insegue il mito della purezza tanto vale sventolare fin d’ora bandiera bianca”.

    E naturalmente la discussione si è già spostata sul “Moratti sì. Moratti no” come candidata di una ipotetica lista di centrosinistra nella convinzione che la sua candidatura potrebbe ribaltare il pronostico che dà vincente di nuovo Fontana.

    E torna il mantra: prima i programmi, poi chi li può interpretare e attuare. E si arriva a chi fa un paragone calcistico, ci sono i campioni che passano da una squadra all’altra, vengono adattati ai moduli e pazienza se gli ultras non sopportano che prima abbiano giocato per un’odiata rivale, quando poi il “mercenario” segna per la loro squadra c’è un boato di esultanza. Conte ha vinto con la Juve, è passato all’Inter, non amato mai dagli interisti, ma lo scudetto vinto con lui se lo tengono eccome.

    Il massimalismo resta un (bel) sogno. Ma all’alba ci si sveglia perdenti. E sospetto ci sia un retrogusto di compiacimento nel sentirsi “diversi” dalla maggioranza e in fondo “migliori” (il che non è proprio un connotato di “sinistra”). Restano le ingiustizie e perfino le malefatte, ma vuoi mettere praticare (individualmente) “il piacere dell’onestà” (Pirandello)? Applausi (dal centrodestra).