Benedetta gente

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    Soffia sull’Europa un forte vento di destra. Che adesso è arrivato anche in Spagna. Nemmeno si può rimpiangere il “vento dell’est”, la canzone d’antan che fu interpretata anche in senso politico, del tutto arbitrariamente, della serie “noi faremo come la Russia”. Adesso da quelle parti ci rimproverano di aver perso i valori morali e religiosi (e il Patriarca Kirill ha benedetto la guerra putiniana proprio in quanto tesa a riportarli, anche con la forza, in occidente).

    Uno a sinistra dovrebbe chiedersi perché la maggior parte di chi gli sta intorno vota a destra. Ma no, dai, non è perché la Schein (la segretaria del Pd) non gli sembra abbastanza avvenente (e questo al netto della dilagante e pesante satira offensiva in tal senso). Ma cosa vogliono, l’uomo forte? No, che al comando del governo c’è una donna. E il fascismo le donne le considerava solo buone “fattrici” per dare carne umana all’esercito.

    Una risposta ovvia è la inconcludente e incomprensibile proposta della sinistra e del centro, il bla bla continuo di slogan usati e abusati, fuori tempo, l’atteggiamento snobistico da radical chic, le battaglie con bandiere senza vento per diritti che alla massa sembrano, se va bene, marginali o addirittura “sovversivi” di quel che resta della morale, prendendo atto che l’etica è scomparsa e il moralismo si sposa con l’individualismo.

    La classe operaia è già andata in paradiso (o si illude di averlo trovato sulla madre terra), citazione del titolo del film di Elio Petri con Gian Maria Volontè. Il protagonista, alla fine del film, sogna di abbattere il muro che lo separa dal paradiso. E cosa hai visto quando lo hai finalmente abbattuto? “Nebbia”, il paradiso della classe operaia era un informe mondo dove non ci vedeva un accidente (il film fu molto criticato a sinistra dove ancora si prometteva davvero, dopo la “rivoluzione”, un mondo paradisiaco). Ma erano anche tempi in cui si coltivavano sogni collettivi e utopie condivise.

    Siamo diventati tutti borghesi e questo un tempo sarebbe stato un appellativo altamente offensivo. Ricordate “vecchia piccola borghesia” di Claudio Lolli? “Sei contenta se un ladro muore o se si arresta una puttana / Se la parrocchia del Sacro Cuore acquista una nuova campana / Sei soddisfatta dei danni altrui, ti tieni stretta i denari tuoi / Assillata dal gran tormento che un giorno se li riprenda il vento (…) Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia / Tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare”. Il cantautore oggi dovrebbe cambiare il finale: “il vento un giorno, forse, ti spazzerà via”.  E’ successo il contrario la classe operaia non ha abbattuto il muro, è restata di qua e si è messa ad arredare il presente come quella signora che, con la mente confusa, nello scompartimento del treno tira fuori un vaso di fiori, mette le tendine ai finestrini come dovesse viverci per sempre su quel treno che la porta chissà dove, accontentandosi del tempo che sta vivendo, senza una meta, un traguardo, una stazione, un sogno.

    Nebbia. Odio e amore. “Odi et amo, quare id faciam fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio. Ed excrucior” (Catullo). Non chiedetegli perché coltivi tanto odio verso gli altri, pretendendo amore per sé. Non lo sa. L’ognuno per sé produce piccoli ducetti di se stessi. E la speranza rancorosa che qualche ducetto più attrezzato metta “a posto” il vicino di casa. Purché poi non metta il naso in casa sua.

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