«Passano i cavalli di Wallenstein, passano i fanti di Merode, passano i cavalli di Anhalt, passano i fanti di Brandeburgo (…), passano altri e altri; quando piacque al cielo, passò anche Galasso, che fu l’ultimo» (Promessi Sposi cap. XXX). Passa anche Sanremo con la sua bufera musicale, passa il Carnevale con i suoi colori accesi. “Quelli che con una bella dormita passa tutto, anche il cancro, oh yeh!” (Jannacci).
Una settimana di musica e parole, nemmeno la nazionale di calcio fa ascolti di questo livello. Il garbo di Amadeus, la goliardia di Fiorello, la caduta di stile di Mara Venier che alla sua età si presta a leggere un comunicato che… scomunica due cantanti, Ghali e Dargen D’Amico, per aver detto una banalità, stop al genocidio o basta con una guerra che fa vittime bambini, donne e civili. La Rai dovrebbe censurare anche Biden che con Netanyahu non si parla più o l’Onu che ha ammonito il governo israeliano sull’eccesso di vendetta, il Vaticano che parla di “risposta sproporzionata” e perfino il ministro degli Esteri italiano. “Restiamo umani” ha detto la Mannoia. La frase dev’essere sfuggita alla censura o l’amministratore Rai, più lealista del Re (in questo caso della Regina) non l’ha capita. Dire che gli artisti sono sempre stati la coscienza critica del potere è un falso storico: quasi tutti i grandi artisti sono stati asserviti al potere, ai “mecenati” di turno. Quasi tutti. Ci sono poi quelli che hanno avuto (hanno) l’occhio che andava (va) oltre l’orizzonte conosciuto, che non si sarebbero fatti (non si fanno) ingannare dalla messa in scena dei nuovi “the Truman Show” che poi ha ispirato i vari “grande fratello” a loro volta ispirati a “1984” di Orwell. Guidati, controllati, anestetizzati da un’informazione e da programmi di intrattenimento e talk show che vorrebbero uniformare i pensieri, i pareri, le opinioni.
“La rabbia un tempo la scandiva / soltanto la locomotiva / gettata a sasso sulla strada” (Vecchioni in “Canzone per Francesco” che sta per Guccini). O “Dio è morto” già allora censurato (ma trasmesso da Radio Vaticana). Oggi seguirebbe comunicato di presa di distanza dal Vaticano e forse perfino da Dio. Dai, sono segnali di disperazione, sono fermi alla tv generalista, la marea dei social non si ferma, è, per citare Dargen “un’onda alta” e “Qua abbiamo tutto ma ci manca sentimento /
E non riusciamo più a volerci bene”.
Passa Sanremo, passa il carnevale che è una (spesso stupenda) parata di colori e pailettes. Poca satira, perché di questi tempi è pericolosa anche quella, lo hanno detto anche Aldo, Giovanni e Giacomo, certi loro sketch oggi non potrebbero farli, salvo un’onda alta di proteste di difensori d’ufficio di ogni genere di fauna flora e cemento, tranne i poveri che quelli sono per eccellenza spazzatura umana visto che non producono. E allora vai con le mascherine e i carri poco allegorici per stare sul sicuro, caso mai ti arrivi una denuncia, che qui sono tutti come don Lolò Zirafa che appena non gli andava bene qualcosa “sellava la mula” e andava in città a fare gli atti e “Così, a furia di carta bollata e d’onorarii agli avvocati, citando questo, citando quello e pagando sempre le spese per tutti, s’era mezzo rovinato” (Pirandello). La gente lo prendeva in giro gridando “Don Lolò, sellate la mula” e lui rispondeva che li rovinava tutti “figli di cani”.
Ecco siamo diventati tutti un po’ dei Don Lolò Zirafa (a scanso di equivoci il Don qui non è riferito a un prete, che anche questa è una categoria diventata permalosa). Passa tutto, e anche se un’altra canzone diceva che “la notte poi non passa” concludeva con “la notte se ne va”. Ma la citazione giusta è quella di Eduardo: “Adda passà ‘a nuttata”.