(p.b.) E’ un mondo precario, che non tollera il “tempo ordinario” (per citare il Messale), sembra voler vivere in emergenza
, c’è sempre un allarme in corso e se la minaccia terroristica si sfilaccia, si torna al “tempo che farà”. E il tempo (coniugato al futuro) è una minaccia continua, proprio perché non lo si può pianificare e già prevederlo è un azzardo. Così, in pieno inverno, quindi in pieno “tempo ordinario” per una nevicata, per giorni si è annunciata una sorta di apocalisse, la Prefettura avvisa i sindaci che possono chiudere le scuole, come non lo potessero fare per conto loro, come primi responsabili della sicurezza del loro territorio e degli inquieti suoi abitanti. E’ lo scarico in scala discendente delle responsabilità, nessuno vuole restare con il cerino in mano, caso mai che davvero poi arrivi il “big snow” che poi sarebbe la “grande nevicata” ma fa più paura usare l’inglese perché “nevicata” sembra fin troppo normale. E allora uno va col ricordo al 1951 quando al mio paese si fece la galleria nella neve, alla Manna, per far passare la corriera delle 9.30 che arrivava dal resto del mondo. E quella del 1985 di cui si hanno più immagini e perfino i filmati e si vedono persone allegre che spalano neve. Oggi non c’è più allegria nemmeno per la nevicata. Salvo i bambini che stamattina giocavano a palle di neve in cortile, prima di entrare a scuola. I bambini ci guardano, siamo sempre incazzati. E allora guardano da un’altra parte.