CENTRIFUGA DI VITA

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    La frase in tasca. Il fazzoletto nel portafoglio. La musica nel cassetto. Le cose a caso. A casa senza cose. Il caso come casa. Ed è meglio così. Ogni volta che mi fermo qualche giorno ad annusare vacanza, e scopro di avere tempo per ascoltare anche chi non ho mai ascoltato, mi accorgo sempre che in fondo io qui cosa ci sto a fare. Tutti hanno soluzioni per ogni cosa. E io ho solo cose senza soluzioni.

    E allora che Dio benedica la mia incapacità, il mio profondo senso di inadeguatezza, la timidezza e la sfacciataggine, i miei disastri atomici, l’incapacità di capire ciò che mi sfugge, la voglia di fare le cose insieme a chi mi sorride, il bisogno di giocare a qualsiasi cosa, la voglia di ridere ogni volta che mi innamoro, la mia caccia a scoperte che non si scoprono, la curiosità che non finisce, i miei dubbi su tutto, la fame di nutella e di poesia, l’incapacità di prevedere disastri, l’incrollabile nostalgia di quella stradina che mi riporta al Santuario, l’attitudine al fallimento e alla ripartenza, la paura del buio, l’incapacità di resistere alle tentazioni.

    Nella mia centrifuga di casini che ogni volta mi restituisce pulita come un panno steso al sole. Pronta a sporcarmi di nuovo. Di vita.