CORPI CHE GALLEGGIANO

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    Ci sono corpi che galleggiano. Ci sono giornali dello stesso giorno che hanno titoli diversi e sembrano raccontare mondi diversi. Ci sono colori che sembrano cambiare a seconda di chi ha in mano il pennarello. Ci sono cuori che battono a fatica e altri che danzano. E ci siamo noi. Sotto lo stesso soffitto di cielo a litigare per il nostro pezzetto di mondo quasi fosse una merenda da rubare all’altro. E intanto i corpi galleggiano e affondano e galleggiano e affondano. Che poi potrei essere io. Potresti essere tu. Che poi sono davvero io. Che poi sei davvero tu. Senti il mio disordine, è la mia libertà senza peso, solo respiro di falcata, cosi hai paura di scoprire sulla tua pelle ferite identiche alle mie. Mi senti a tratti somigliante in quel volo e in cui vorresti perdere il controllo per planare sul soffio indifeso del mio cuore. E intanto i corpi continuano a galleggiare. E così le parole non servono più. Quelle affondano. Nemmeno galleggiano. Mettiamoci un punto. E non andiamo a capo. Andiamocene e basta. Non ti scriverò con lettere di alfabeti già usati, né con parole di nessun vocabolario, sarà una lettera colma di silenzi, quelli che solo gli analfabeti come me e te sanno capire, diplomati alla scuola dell’amore, senza lode, perché non amavamo né prima, né dopo i pasti, ma durante, perché ci siamo nutriti di ciò che eravamo senza saperlo. E intanto i corpi galleggiano…