diritti civili

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    (p.b.) “E di colpo venne il mese di febbraio”. E arrivò una gelata che ci ha (ri)portato fuori dalla mediocrità di una convivenza di routine, mascherata dall’ipocrisia del probito, per affrontare a viso aperto i massimi sistemi, se non del genere umano, anche solo dei generi (maschile e femminile). Sembra sempre che siano problemi nati ieri, la vecchia che strascica i piedi verso la chiesa, ha ancora il “velo” in testa, che scuote nell’incomprensione di un mondo che le si è rivoltato contro. Non sa che prima dei suoi tempi ci sono stati altri tempi e fin dall’antichità, dal mito omerico, Achille stava con Patroclo e la sua “ira funesta” deriva dalla morte dell’amico del cuore, che ci sono stati uteri in affitto dai tempi di Sara (perché Sara ha riso?) che non è una del paese, ma sta nei libri della Bibbia, che Dio stesso prende in “affitto” l’utero di una donna di Nazaret e che i ragazzi dell’antica Atene venivano “educati” nei ginnasi e svezzati anche sessualmente dai loro maestri (maschi) e che orfani e orfane venivano tirati su con la presenza educativa (e affettiva?) di preti e suore, rigorosamente distinti, che nei seminari la figura femminile era aborrita e che insomma l’adozione del figlio del partner dello stesso sesso non “rovina” per principio la sua crescita umana, altrimenti molti di noi, senza saperlo, sono stati rovinati visto che i genitori li vedevamo ogni tre o quattro mesi e per pochi giorni e siamo stati tirati su solo da maschi, sia pure con la tonaca. Ma se la morale è dettata oggi dai Gasparri e dai Giovanardi che hanno tutta l’aria di voler insegnare il mestiere al Papa, allora sì, ha ragione la vecchietta col velo, non c’è più religione.

    Dai tempi al tempo. E’ arrivata in basso (si fa per dire, sui mille metri che è quota di sicurezza per le mattane umane) una spruzzata di neve, forse le stagioni tornano ad essere quelle di una volta, almeno loro, ma di quale volta meglio non sapere, ci sono stati inverni senza neve, ma la storia non è materia prediletta e tutti si aspettano che venga riscritta ad usum delphini, a seconda delle convenienze.

    E non c’è più, se mai c’è stata, logica anche nei mercati, crolli in borsa a ripetizione e gli “esperti” arrancano, la camminata ottimistica-bullistica (ma non c’è uno che gli suggerisca di darsi un tono più consono ai… tempi?) di Renzi si fa carnevalesca. “Non è l’Italia l’epicentro della crisi”. Consolante, come se, nel paese semidistrutto dal terremoto, arrivasse a dire, però l’epicentro non è qui, è nel mare Adriatico, che ti tolgono anche il gusto del primato della disgrazia. E infine il Carnevale, rimandato anche quello storico di Clusone (e per i catastrofisti c’è altra legna da mettere sul fuoco), si è stemperato, non c’è più niente da trasgredire e l’impresa eccezionale, la mascherata migliore “è di essere normale” che già di suo la normalità è da ridefinire, adattandola ai tempi. O tempora, o mores. Memento homo quia pulvis es et in pulverem reverteris. Se non sapete il latino fa niente, cenere alla cenere.