Un cappotto di sonno che scivola dalle spalle. Resto nuda davanti al silenzio di questo novembre, di queste strade vuote, negozi chiusi e sguardi che cercano chissà cosa. Attendo che passi un sogno per rivestirmi. All’improvviso mi viene da dirti una cosa.È per te. È per ora.Dove sei?Che fai?Preso il caffè?Ti fa ancora male la testa?Le domande di pochi giorni sembrano diventare domande di una vita.
Non sono grandi domande.Entrano in una tazzina.Se fossimo in cucina insieme, ti bacerei.Le domande della vita non sono grandi.Entrano in una carezza.Ti passerei la mano sulla fronte per sapere del tuo dolore.Un bacio in fronte.Come siamo arrivati fin qui?Che posto meraviglioso è questo posto.È pieno del tuo vuoto.Vorrei parlarti.Senza parole.Solo sentirti.Solo vederti.Solo stare con te.Solo tutto.
Continuo a scrivere parole che avevano bisogno.Non di una penna.Non di carta.Non di un telefono.Non di un pensiero.Ma di guardarci un po’.C’è tanto bisogno di scrivere.Quando non sei con me.C’è tanto bisogno di silenzio.Quando non sei con me.C’è tanto di te.C’è tanto, tanto, di tutto, nei miei momenti lunghi di novembre.Così tanto che si fa sera.Che si fa mattina.E tutto quello che ho amato, lavato, amato, strizzato, amato, cucinato, amato, spolverato, amato, stirato, amato.Tante pagine scritte.Tante cose da dirti.Tante domande da farti.
E sarebbe bastato girarmi nel letto.E sarebbe bastato passarti un caffè.Ma non c’era.E ora lo so.Lo so che è così. Parole di carta.Intimo come sotto una coperta.Come in una cucina la mattina.E tonerà ad essere una vita meravigliosa.