Aristea Canini
Quella canzone stonata che esce dal mio cd e me la sento e risento perché quando il suono è troppo pulito non è come quando ti ho incontrato la prima volta. Che oggi sono un po’ stanca. E mi fermo un attimo. Ho voglia di un’alba che riposa su un muro. Di un’ombra di lacci di vento. Di attimi senza recinti. Di biciclette rosse con bimbi che sudano. Di ghiaccioli al lampone. Di nuvole che tentano di acchiappare il sole e sulle spalle indossano mille graffi di luce e se la tirano perché abitano il cielo e io no. Di panni al vento che sgorgano versi a colori. Di sillabe spesse di bacidi primavera. Di cercare qualcuno che non vedo da un sacco perché una fiaba è rimasta a metà. Di finestre sui miei occhi fuori dalla carta geografica. E invece resto qui. Ancora per un po’. Mica tanto. Dai. Ildolore è ambizioso.
Quando si sta male pensa di poterci stare addosso per sempre. Ma l’ambizione non dura mai. Io continuo a pensare che siamo fatti davvero per la felicità. Che è precaria. Quindi ancora più bella. E quindi per forza che torna.Come le foglie nuove che sono appena spuntate, mentre i fiori degli alberi volano via come fossero piume che se ne vanno a spasso a macchiarmi la vita di colori. E io che li guardo qui seduta sul mio marciapiede mentre le panchine dove si sedeva sempre un anziano è ancora vuota. E io ogni volta che vedevo qualcuno da solo su una panchina mi incantavo ad osservarlo. Anche quando se ne andava. In tanti hanno la loro panchina, dove il cuore è ancora seduto.
Al di là di chi per quel cuore ha danzato. I fiori degli alberi intanto continuano a fare il loro giro strano, poi finiscono sempre lì, vittime anche loro della forza di gravità, ma di quella me ne frego. Il bello è ciò che cogliamo mentre sta passando. La luce fioca di una nube gonfia mi mostra la bellezza del mondo senza niente addosso che se stesso, come un deserto dove tenti invano di piantare rose e poi ti accorgi che forse la bellezza è proprio l’essenza di quello che resta, non di quello che vorresti. La gente pensa che basta scriversi, cercarsi, ed è subito amore. Basta bagnarsi le labbra per sentire il cuore. Che basta apparire per esserci. E io guardo ancora quei fiori che invece scompaiono. Quella nube grigia che se ne va. L’amore è altro. È oltre. È altrove. È smontarsi. Attraversarsi. Sfinirsi. Alzarsi. Ricominciarsi e poi andarsene. Come questi fiori. Come questi nonni che non siedono più sulle panchine. Ho sempre pensato che essere forti significasse ‘andare avanti’. Invece voleva dire ‘andare oltre’. L’ho scoperto dalle foglie. L’ho scoperto dai nonni, che ora sono oltre, dove i fiori non scompaiono, ma sbocciano ogni giorno.