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    (p.b.) Al solito dicono di aver vinto (quasi) tutti. Il cinque a due a favore del Pd nelle sette Regioni al voto è il risultato reale, perché tu puoi anche crescere in percentuale ma se resti all’opposizione serve a niente, se non a sperare nel futuro, a governare sono gli altri. Ma l’aritmetica è impietosa, il Pd nelle zone al voto ha perso rispetto alle europee di un anno fa 2 milioni di voti, i 5 Stelle ne hanno perso 900 mila, Forza Italia altrettanti. Solo la Lega Nord aumenta ma di soli 256 mila voti. Il totale non torna. Sì che torna, basta sommare chi non è andato a votare, una marea di milioni di gente che si è chiamata fuori da tutto e da tutti. Quindi non è vero quello che vi raccontano, che il voto di protesta viene convogliato sui 5 Stelle e sulla Lega, crescono solo le percentuali (che si calcolano su chi va a votare), ma calano di brutto i voti.

    Quelli che vi spiegano che è il segnale di una “democrazia matura” vi raccontano balle. La maturità starebbe nel prendere atto di un bisogno individuale, nel sublimarlo nella sua valenza collettiva, poi nel cercare la soluzione e nell’individuare (e votare) chi quella soluzione la può mettere in pratica. Sostenere che gli “astenuti” sono schifati dalla politica è solo una delle ragioni possibili del disincanto astensionistico. Manca la speranza che qualcuno soddisfi i “tuoi” bisogni. Che sono individuali, manca la loro sublimazione nell’interesse collettivo del paese, della valle, della città. L’ognuno per sé produce solo il fai da te se ce la fai. Quindi ci si chiude a riccio, in pubblico passa solo la lamentazione generica del tanto sono tutti ladri. Salvo pretendere che le scuole funzionino, con i relativi trasporti, che le strade non siano un gruviera, che ci siano i centri sportivi che i ragazzi devono fare sport, che qualcuno se stai male venga a prenderti e ti porti in ospedale, dove non si paga (piccolo particolare che sfugge), che qualcuno controlli il territorio e arresti i ladri, che ci sia il vigile che dia le multe (agli altri), che non lascino alzare il tetto al vicino di casa che (naturalmente) è uno scandalo, che portino via il sacco dei rifiuti di qualsiasi colore sia, che si puliscano i parchi e le strade, che si sgomberi la neve buttandola (sarebbe l’ideale) a ridosso della porta dell’odiato vicino che non si capisce perché i carabinieri non lo arrestano e buttino via la chiave (e le prigioni costano), e l’acqua che costa più cara, e le luci, le panchine, i cestini… insomma che i medici guariscano, i giudici giudichino, gli insegnanti insegnino, gli spazzini spazzino, i vigili vigilino, gli amministratori (eletti da qualcun altro) amministrino, il tutto possibilmente gratis et amore dei. La pretesa di un mondo perfetto a misura del proprio bisogno, senza nemmeno scomodarsi a votare chi me lo potrebbe soddisfare, è la vecchia “presunzione di salvarsi senza merito”, un peccato contro lo Spirito Santo e adesso contro lo spirito della democrazia. Lega e 5 Stelle erano “deputati” alla raccolta del malcontento, e l’hanno rivendicato come un merito che “scongiura la rivoluzione sociale”. Ma checché ne dicano resta fuori più del 40% degli aventi diritto al voto che non si fida nemmeno di loro, non li individua come alternativa e soluzione dei loro bisogni. E il grave è che l’astensione è arrivata ai Comuni. Mi ha impressionato il fatto che a Clusone su 7.431 aventi diritto al voto, ben 2.463 siano restati a casa e Clusone ha avuto meno astensionismo in assoluto. La maturità di un popolo si misura sulla partecipazione: “libertà è partecipazione” cantava Gaber. Se perfino nel piccolo non sappiamo e non vogliamo partecipare e scegliere, non ci si meravigli se a breve ci si scoprirà anche meno liberi.