IL BOSCO E IL FIUME

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    Sei tra il rumore dei giorni, mai uguali ma lo stesso simili, che quando un giorno non fai questo, o quello, un altro giorno ti ripeti. La vita, in fondo, è un rituale perpetuo, che se ti nutri, se ti svegli e dormi, lo fai ritmicamente come tutti, anche se in modi diversi. Così come sei impegnato nel quotidiano, ognuno con il suo modus operandi, tutti con un lavoro diverso, ma l’impegno e la noia si mescolano in una miscela che alla fine dà lo stesso impasto di problemi e di piccole soddisfazioni e gioie, che pur inferiori di numero, compensano, o ti illudi compensino le problematiche dei giorni che si susseguono. E per ognuno è importante il suo fare, e ogni individuo pensa che la sua responsabilità è maggiore di quella di chiunque altro, che è giusto nella sua forma semplicistica, perché se uno suda impegno e a volte disperazione per procacciarsi il cibo, per altri il problema è accumulare più denaro, che quello che ha non gli basta, ed ecco avere occupato la maggior parte del tuo tempo, non per te stesso, ma per soddisfare un’esigenza. Quel che cambia per ogni singolo essere, è il tempo che dedichi a te stesso, alle tue gioie, al tuo amore, alle tue disperazioni, ai tuoi pensieri più intimi, sempre meno rimaniamo con noi stessi a chiedere aiuto nel nostro silenzio, come quando da piccoli si chiedeva aiuto al papà o alla mamma, o a chiedere aiuto a Dio, o a ringraziarlo per la vita donata, magari gridandolo al vento, urlandolo dentro di te gettando la voce nel nulla che poi è il tuo tutto in quell’istante. Che il bosco dall’alto, insieme al fiume in basso sono sempre lì che ti aspettano, ti guardano nel tuo scenario, sul palco della tua vita caotica e nevrotica, e se la ridono del tuo stupido affanno, del tuo continuo inseguire la vita che nemmeno te ne accorgi e si festeggia un altro compleanno. Eppure il bosco è lì, grande, maestoso con i suoi colori, ora intensi, ora bruni, il vento tra i suoi rami sibila a volte di contentezza a volte di rabbia, e ti chiama, ti invita a calpestare i suoi sentieri nella sua quiete, per rifocillarti la mente e aggiustarti lo spirito, lui ti chiama in continuazione, basta tu alzi lo sguardo, e stacchi la spina con lo stupido mondo per raggiungerlo in ogni dove. Anche il fiume rumoreggiando si affanna al di là della strada a chiamarti instancabilmente, nonostante il suo serpeggiare, ora colorato scuro di pioggia fresca, ora con colori cristallini e limpidi di tempo clemente, anch’esso ignori, incurante che sarebbe maestro nel placare le tue pene, e aggiungere armonia alla tua anima. Ma il fischio del vento tra gli alberi, e la voce grossa che muove l’acqua, sempre più, appaiono come sirene fatue alla nostra vista, miraggi di oasi verdeggianti nell’arido deserto ai nostri occhi, e non si ha orecchie se non si vuol sentire, né occhi se non si vuol vedere. Scrivo a te, per ricordare a me, che il bosco si rinnoverà sempre a vita nuova con le sue foglie morte, il fiume, mite o irruento non smetterà mai di alimentare il mare, ma noi potremmo rammaricarci di non avere calpestato quei sentieri, e di non aver tirato dei sassi nell’acqua, il nostro tempo da attori è breve sul palco della vita. Scrivo a te, per ricordare a me…