Aristea Canini
Quel fil rouge che lega la primavera a quello che io m’immagino sia la tua nuova casa, dove i fiori del tuo vestito sono petali di mandorlo rosa dove dondolarsi in un’altalena d’infinito. Lì ti ho visto. Lì ti porto con me. Il tuo quinto compleanno in cielo è sempre il mio spartiacque tra l’inverno e la primavera, quel tuo sbocciare in un sorriso che mi ha portato qui qualche anno fa. Mi hai aperto la strada e poi te ne sei andata come un giro troppo veloce al Monopoli senza passare dal via. E io sono rimasta lì ad aspettarti e ogni tanto ti aspetto ancora, qui seduta fuori dalla redazione sul nostro marciapiede dove la tua moto scivolava sempre nel prato perché sbagliavi ad appoggiarla al cavalletto e la tua gonna a fiori rosa diventava colorata di nero sfumato che sembrava una maglia da calcio e non il grasso della moto.
E ridevamo un sacco come quella notte lungo una statale buia sdraiate su un pulmino a raccontare storie di gente che della notte si fa ingoiare e noi invece cercavamo ostinatamente di risorgere. Qui mi ci hai portata tu, tu e Piero, lui è rimasto, tu mi hai fregata. Mica del tutto però. La tua fotografia vicino al mio pc è come la tua moto, ogni tanto cade non dal cavalletto ma dalla scrivania spinta da fogli troppo pieni di parole che non valgono un secondo del tuo sorriso. Andavamo a berci arcobaleni lisci, il ghiaccio non esisteva. Ciliegi di vetro fiorito a grappoli di malinconia. Qui nel mio sogno sei sempre al sicuro, qui dentro il tempo non ha molto senso, mi accorgo che snocciolo ore in un pallottoliere che galoppa veloce. Guardo la tua foto è ho vertigini d’infinito, sono piena di precipizi, devo stare attenta a dove metto i piedi ogni volta che mi cammino dentro. Buon quinto compleanno in cielo Luisa Alquati.