Ho smarrito le chiavi stamattina, guardo le mie All Star nuove e mi viene voglia di camminare dappertutto. Ho smarrito anche me. Ma quello capita spesso. Il mio marciapiede fuori dalla redazione rimane lo stesso, quando mi ci siedo la Presolana sembra, a seconda del mio umore, o una grassa signora seduta in poltrona a godersi uno spettacolo teatrale, dove noi qui sotto recitiamo senza copione e in un anno siamo finiti dritti dentro ai libri di storia, oppure una bella ragazza che si incanta davanti a un tulipano che riprende vita e colore dopo mesi di fatica. Io forse sono solo un gelato alla fragola che si squaglia subito ma che per quei pochi minuti regala sapore a ogni giornata che fatica a carburare. Non mi ci abituo.
Ma io non mi sono abituata mai nemmeno a me stessa. Le mie All Star prima di venire qui mi hanno portato come sempre al Santuario del mio paese, un occhio dal vetro, secondo me Gesù ha le palle girate, le sue truppe vestite a festa qui su questa terra stanca hanno deciso di continuare a benedire le uova di Pasqua ma di non benedire le persone, niente da fare per le coppie gay, che poi gay non mi piace neanche, come no, coppie e basta. Amore e basta. Vuoi mettere benedire il cioccolato, che magari visto che è benedetto non mi fa più ingrassare. Le anime invece non ingrassano ma restano qui appese a un filo interdentale di Dio che ci muove come burattini d’amore e secondo me non è molto contento. Ma Lui ha classe e va oltre.
Come la mia Madonnina del Santuario. Lui perdona. Noi portiamo rancore. La differenza è tutta lì. E non è poco. Continuo a guardare la Presolana che a sua volta sta guardando mucchi di gente che in questo momento è sola, continua a guardare le finestre aperte sul mondo ma chiuse sulle persone. Affacciati a guardare troppo per terra e troppo poco in alto.
In questo momento nasce un bimbo, e mentre lo scrivo ne nasce un altro. E una rondine torna a cercare e portare tepore. E i sorrisi sciupati restano sorrisi. E il mio lago resta blu. E le note stanno per diventare una canzone. Due labbra si cercano per un bacio e poi si ritraggono sorridendo sotto una mascherina. Un pallone rimbalza sui muri e fa un rumore di vita. Le farfalle si appoggiano dove capita. Il mio libro si apre sempre sulle pagine sbagliate. Il tubetto di maionese resta la mia tentazione nel frigo da anni.
In cielo c’è assembramento, ma loro se la cavano meglio, le nuvole garantiscono distanziamento eterno. E’ bello pensare che in questo momento qualcuno è felice. E poi lo sarà qualcun altro. Tra ciocche di stupore. Più in là della pelle.