L’ESTREMISMO

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    (p.b.) Chi è che ha scritto un trattato intitolato “L’estremismo, malattia infantile del comunismo”?. Ah, tale Lenin, non proprio un moderato, che se la prendeva con i “comunisti di sinistra” che teorizzavano il rifiuto di “qualsiasi compromesso”. Adesso che di comunismo non si parla più, resta il termine di “sinistra”. Nella storia dei decenni passati abbiamo assistito (e partecipato) alla gara a chi era più a sinistra e anche oggi per rafforzare le posizioni si usa la definizione di “sinistra-sinistra”, perché non fa star bene essere scavalcati e sorpassati nel progetto planetario del riscatto sociale dell’umanità intera. Vi ricordate quando Nanni Moretti nel suo film “Aprile”, spronava D’Alema: “Dai, reagisci, di’ una cosa di sinistra”? Un amico di vecchia data stronca Pisapia, mica Renzi, che nemmeno considera: “E’ un mollaccione”. Il che mi fa sospettare che covi la voglia inconfessata dell’uomo forte al comando della nuova armata (brancaleone) che non c’è, perché al solito, a sinistra si sta “ognuno a rincorrere i suoi guai (sogni), ognuno col suo viaggio, ognuno diverso e ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi” (Vasco Rossi). Gori candidato del centrosinistra alla guida della Regione? “No che andrebbe solo a ubbidire al padron Renzi. Non si è calato nell’animo bergamasco rappresentando i valori della città e dei bergamaschi, figuriamoci in regione…”. “Guarda che Gori ha amministrato bene la città”. “Non abito in città ma non mi piace”. Paolo VI a una signora petulante che gli suggeriva cosa bisogna fare per riformare la Chiesa rispose: “Signora, sono cattolico anch’io”, Pur essendo scalvino, “sono bergamasco anch’io” e non mi vengono in mente i “valori” della bergamaschità che Gori non ha interpretato, essendo chiamato solo ad amministrare la città al meglio. Insomma si vorrebbe l’uomo forte ma ognuno, “in fondo perso”, pensa a se stesso come al candidato ideale, quello che metterebbe tutti in riga in un progetto esclusivo e salvifico dei “valori” della sinistra e della bergamaschità (sicuri che, se esistono, siano conciliabili?).

    Torniamo all’inizio, all’estremismo come malattia infantile. Non ci siamo vaccinati. Ci sono cantanti e uomini di spettacolo che riappaiono dopo decenni, con i capelli tinti e la devastazione del fisico, tentando di riproporsi nell’immagine giovanilistica d’antan. Fanno figure meschine e patetiche. Così come fare il morbillo a sessant’anni è più pericoloso che farlo a dieci anni, fare gli incendiari a una veneranda età è patetico e anche un po’ grottesco, meglio un Vasco Rossi con quella sua “decorosa vecchiezza” (Manzoni) che gli ha consentito di reggere quattro ore di un concerto di fronte a masse oceaniche che i giovanotti del rap se le sogneranno vita natural durante. E anche questa è una lezione per Renzi e il suo giovanilismo rottamante: i ragazzi e le ragazze dei licei amano Alda Merini, una poetessa anziana e dal fisico appesantito, un passato in manicomio, che andava in vacanza a cento metri da casa sua, sui navigli, che scriveva poesie sui muri e le regalava. E amano un cantante dal fisico da meccanico che usa parole semplici “Tutto può succedere, ora qui siamo vivi, vivere insieme a me, hai ragione te, non è mica semplice, non lo è stato mai per me, io che ci credevo più di te, che fosse possibile… e smettila di piangere”. Ecco, smettiamola di piangerci addosso. Siamo vivi. “Maledetti bastardi, sono ancora vivo” (Papillon).

    I vecchi, come i giovani, si dividono in bravi e incapaci, geniali e mediocri. Solo che i vecchi dovrebbero avere il pudore di non progettare il futuro (altrui), solo mettere in guardia dagli errori del passato. Il tutto e niente, per uno che ha più di mezzo secolo, è un ossimoro morale e politico.

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