Come fosse una filastrocca di vita. Dove mettersi a danzare sopra le note di un pentagramma senza musica. Io rido. Tu ridi. Noi ridiamo. Niente più conta. Salvo questo ridere che ci fa stupidi e contenti. Anche solo per un’alba. Scortico amore dall’inchiostro e cerco poesia. Ne faccio sogno e musica lieve. Come quel vento delicato che si muove, solleva e impollina il cuore. Sbuffi di nuvole bianche, sillabe di parole in cammino. Mi confondo dentro una nuova primavera. Sono fragile come un ciliegio di vetro. Cerco sogni da mettere al sicuro. Ma poi li nascondo così bene che non li trovo più. Non ci sono ritorni. Le ore sono sempre nude e nuove nei dintorni di me. Mi siedo davanti al mio Santuario. Guscio di me. Ti ascolto. E’ meraviglia sentire come la poesia cresce mentre io mi ritiro. Cresce. Prende il mio posto. Si fa largo a spinte. Mi toglie di mezzo. La poesia è pronta. Io la guardo farsi primavera e trasformarsi in un fiore di pesco. Il resto non conta. Ho provato lo stretto necessario… non mi sta.