Cercando di ripararmi il cuore da spifferi di guai. Fuori nidiate di aurore dormono sul grembo degli astri. Il giorno sembra dipendere dall’innocenza che tanto non c’è più e a volte quando c’è è noiosa ma a me piace comunque un sacco. Sento il tuo disordine ed è vicino al mio. C’è somiglianza. C’è lo stesso slabbro di ferite identiche. C’è tutta la voglia di un passo largo in una terra sgombra che non troviamo. Sento il tuo respiro schiacciato, lo sento somigliante, ti sento piano rinascere come me che non controllo l’accensione del sangue. Anche io cerco una libertà che mi sbandieri, una falcata perfetta, uno stacco d’uccello dal suo ramo, quando si butta improvviso e poi si plana. Ma qui c’è troppa forza di gravità a volte e io coi piedi per terra inciampo parecchio. Non sono nata con le ali, ma l’attesa di aprirle mi accompagna giorno e notte. E quando vedo un’occasione mi concedo una speranza. Seguo l’incanto come una stella cometa. Poggia la tua manolentamente sul petto della terra e sentiinomi delle cose che lì fanno guscioe prima o poi cresceranno:il lino, la genziana,la menta profumata per le bevande estive.E il coraggio di una pianticella d’alloro,che si organizza come un reticolo di vene,nella confusione di un corpo.Mai la vita é stata solo inverno. Che poi io lo so che è così. Tutto nasce piccolo, e poi cresce. Solo il dolore nasce grande, e poi diventa piccolo. Forse.
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