Mi imbratto di parole e di colori. Lascio che il mio cuore venga di cielo. E mi faccio da parte. Ad osservare il mio mondo, che non è il tuo, né quello di nessun altro. Che ognuno ha il suo mondo fatto di gente con cui mischia la vita. E poi ne esce diverso. E in questi giorni è stato un via vai di pezzi di carne e cuore che si sono mischiati al vento e mi hanno dissetato di sorgenti leggere di vita che non sapevo di avere. Come una piccola foglia che trema sul petto e il vento la posa, e non la vedi, ma la senti metterti dentro le radici e aprirti il cuore. Leggera e profumata. Trascinarti via. Quando sono arrivata ad Araberara guardavo queste valli come fossero pezzi di mondo incollati a caso e chiusi da montagne senza spifferi. Ero altro. Ero altrove. Ma le cose non si fanno per lavoro, si fanno per le persone e io qui ci sono finita per due persone e una è Luisa, che due anni fa se ne è andata senza preavviso e domenica scorsa ad Ardesio qualcuno l’ha ricordata e così sono finita lì, ad ascoltare il suo profumo fatto di 21 lettere, con quelle 21 lettere io e lei abbiamo fatto di tutto. Con 21 lettere si può fare di tutto, ridere, piangere, consolare, contraddirsi. Dire quando siamo felici, quando non lo siamo più, ingoiare una parola che può ferire, tenerne una tra le mani come fragilissima e preziosa. Se ne è andata e mi ha lasciato 21 lettere. Io vado avanti a mischiarle. Con la sua foto qui davanti. Che ogni tanto prende la forma di una parola che non esiste ma che crea Paradiso. Poche ore dopo un altro pezzo del mio mondo ha preso la via del cielo, giusto appena tornata da Ardesio, Mario non viveva di 21 lettere ma viveva di quell’aria di bosco che accende i colori, di quelle sorgenti che penetrano i prati e li fecondano di vita. Di quei campi da tagliare e curare, di quella libertà silenziosa di un mondo che si fa cielo. Due mondi diversi. Due pezzi del mio mondo che incollati insieme mi hanno tracciato strade di miraggi che si fanno carne. E cosi capita che qui mentre metto insieme 21 lettere per dar loro la forma del mio cuore guardo in alto, dove lo sguardo incrocia l’infinito. E c’è un attimo di intenso silenzio, ma è come se qualcuno parlasse. Sono quegli attimi, sospesi a mezz’aria, che non appartengono alla terra, né al cielo. Non c’è bisogno di altro. Nemmeno delle 21 lettere. Conoscersi a fondo è luce improvvisa.