Portami con te

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    Io sono qui, anche oggi, senza me, credo sia maggio, lo dice il calendario, un po’ anche i fiori fuori. Sono cottissima. Che non c’entra con l’essere tristi. Sono cotta. Di quelle cotte che mi prendevo da ragazzina guardando ‘Cioè’. E che poi ti fanno quasi ridere. E io sono qui che scrivo e guardo fuori.  La prossima volta che ci vediamo portami con te in un supermercato, dentro un bar nel parcheggio di un ospedale, portami dove vuoi, senza toccarmi, ma tienimi col filo delle tue carezze, tienimi dentro la nuvola in cui Dio e il vuoto si fanno i dispetti usando le nostre ombre.

    La prossima volta che ci vediamo portami con te in una strada di campagna dove abbaiano i cani, vicino a un’officina meccanica, dentro una profumeria, portami dove vuoi, spezza di colpo con un bacio il filo a cui sto appeso, fammi cadere in qualche punto della terra, e il corpo dove abito sia finalmente illuminato da un po’ di vento.

    E poi arrivare così: ‘Tu cosa vedi quando guardi il cielo?’ Idee. ‘Cioè, pensi a delle cose?’ No, le faccio proprio avverare. ‘Con l’immaginazione?’ No, soltanto con quello che resta nei miei occhi. Credo. Spero. Ci conto. Ora che è maggio.