scoglio

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    (p.b.) Allarme invasione in Europa? Risposta: fai da te nazionale. Tornano i nazionalismi, si ripristinano le frontiere, poi le dogane, si costruiscono muri che sono già patetici, “come può uno scoglio / arginare il mare?”. Ma il proseguo della canzone “torno già a volare” non è di moda, nessuno vola più alto oltre la siepe del proprio orto, è come se all’annuncio di una minaccia nucleare mettessimo, come in un’altra canzone “dei sacchi di sabbia vicino alla finestra”. Le paure indotte producono stupidità da panico e confusione mentale. Decenni fa (e sembrano secoli) ci facevamo scudo dell’America, intesa come Stati Uniti. Che restano uniti al punto che sappiamo come l’elezione del suo Presidente possa condizionare il pianeta. Poi andiamo a guardare i risultati delle primarie, settantenni in gara sui cento ostacoli, gara al rallentatore delle idee, Trump con quei capelli gialli che prospetta il protezionismo (chiusura delle frontiere alle merci e soprattutto agli immigrati, muro sul confine del Messico, tamburi di guerra contro l’islam e i progressisti di ogni luogo e tempo). Il protezionismo è figlio naturale del nazionalismo e questo, che sta rinascendo in Europa, a sua volta partorirà protezionismo. Io tenevo per Sanders (che pur essendo ultrasettantenne anche lui sembra il più “giovane” per idee, anche se il mio tifo era evidentemente gratuito e inutile). E così a noi “ragazzi dell’Europa” (ex sognatori di mondi liberi senza frontiere) tocca tifare perché quegli eterni bamboccioni americani votino per Hillary, per non trovarci in vecchiaia con paure che pensavamo sopite di guerre totali, barricati dietro le inferriate delle nostre finestre a scrutare il piccolo orizzonte della valle, aspettando come nel “Il deserto dei Tartari” di vedere sollevarsi la polvere dell’avanzata dell’invasore, chiunque sia (perché non sappiamo nemmeno più chi è il nemico alle porte).

    Stiamo producendo, con il nostro interesse autarchico e disinteresse comunitario, una classe politica di bassa tacca, terze e quarte linee dei grandi statisti d’antan. Gli Stati e quindi anche i “ducetti” (definizione affibbiata a Fanfani mezzo secolo fa) che li governano pro tempore avranno sempre meno potere e forse è per questo che cercano di ridefinire anche fisicamente i confini di quel che resta del proprio “dominio”, un po’ come succede a certi sindaci di paese. Ma non è “mettendo sacchi di sabbia alla finestra” che riusciremo a tener fuori “il male di vivere”, la paura della paura. Quella si è chiusa in casa con noi. Perché è dentro di noi, si alimenta della nostra solitudine. E si vince solo mettendoci insieme, facendo gruppo, forza, unione, comunità (e anche questo, me ne rendo conto, suona come un appello datato e inutile). . 

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