SCUOLA: 5 ORE SONO TROPPE

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    Mi è sembrato un miracolo: la grande stampa (Corsera del 17 gennaio scorso) che  per la prima volta si occupa, anche se molto timidamente, del problema del “gigantismo del curricolo scolastico dei bambini italiani”, mettendo a confronto l’orario delle scuole elementari europee con il nostro – di cui da anni l’OCSE segnala l’anomalia nel più totale silenzio sia dei giornali che degli studiosi che degli esperti che degli addetti ai lavori – e, soprattutto, cominciando ad occuparsi sul serio della pesante condizione esistenziale dei nostri alunni.

     

    Ma ecco i dati: a fronte delle nostre 30 ore settimanali (40 dove c’è il tempo pieno), in Francia sono 24, in Germania dalle 15 alle 20 a seconda dell’età, in Finlandia 19, in Olanda 22.

    Nell’articolo Orsola Riva intervista anche Raffaele Mantegazza, docente di Pedagogia Generale alla Bicocca di Milano, il quale afferma che “i bambini a scuola ci stanno troppo perché la scuola non è pensata per i figli ma per i genitori”. Pur ammettendo che ciò sia vero – e non lo è perché il tempo pieno finisce verso le 16 e non tutte le mamme escono dal lavoro a quell’ora, mentre durante le vacanze chiude anche la scuola a tempo pieno – resta il fatto che “sono le ore del mattino le più adatte all’apprendimento, mentre troppi bimbi arrivano a scuola già ‘zombizzati’ perché vittime di una cronica mancanza di sonno che li rende instabili, capricciosi, nervosi” (cosa che, tra parentesi, rende sempre più difficile la vita anche alle povere maestre, costrette spesso ad interpellare gli psicologici di fronte all’ingestibilità di tanti scolari). Anche l’International Acadhemy of Pediatry è d’accordo e aggiunge che la scuola non dovrebbe mai cominciare prima delle 8,30, anzi delle 9 per le prime classi.

    L’ideale, insomma, se davvero ci stesse a cuore la salute fisica e mentale dei nostri bimbi (perché si sa, i bambini noi italiani li amiamo moltissimo ma solo a parole) sarebbero 4 ore di lezione per 5 giorni alla settimana. Si parla, ovviamente, delle ore obbligatorie a classe intera, perché poi la scuola potrebbe anche stare aperta tutto il giorno: in Francia, per esempio, è aperta dalle 7 del mattino alle 7 di sera e i genitori che lavorano – e che lo dimostrano, ovviamente – vi possono lasciare i loro pargoli in tutta tranquillità; solo che il pomeriggio è dedicato ad attività che i bambini possono scegliere a loro piacimento, attività opzionali (fare i compiti, fare recupero cognitivo, disegnare, suonare, danzare, giocare, dormire, passeggiare, ecc…), insomma attività libere che sono utili anche per scoprire attitudini e antipatie del bambino, fornendo elementi concreti per l’orientamento scolastico.

    Purtroppo però – come scrive Sergio Bianchini, ex- direttore didattico ed ex-preside, “il moloch sindacale teme moltissimo questa prospettiva, che trasformerebbe la scuola in uno spazio autentico di servizio e di lavoro pieno. La riduzione del curricolo a 20 ore settimanali ridurrebbe di un terzo i costi dell’istruzione, creando la disponibilità per estendere l’apertura delle scuole con le attività opzionali, compreso l’intrattenimento. Un buon ‘parcheggio’, insomma, non obbligatorio ma opzionale, molto utile per chi non ne può davvero fare a meno”.

    Mi tornano in mente la mitica Lina Baronchelli, maestra ora ultranovantenne, e i preziosi consigli didattici che spesso elargiva a noi giovani maestre. Diceva sempre che 4 ore di scuola ai bambini “bastano e avanzano”, e ci invitava anche a non esagerare coi compiti, “perché l’infanzia e la fanciullezza devono essere le stagioni del gioco e della felicità”.

    Anna Carissoni