scuola genitori sull’orlo di una crisi di nervi

    0
    105

    Anna Carissoni

    Non avrei mai pensato ci fossero dei genitori che vedono con timore il ritorno a scuola dei loro pargoli. Eppure ce ne sono, come mi conferma una giovane mamma con due figli alle elementari e mi racconta di altri padri e madri che vivono lo stesso disagio.

    Disagio le cui cause non sono, come si potrebbe immaginare, problemi gravi di apprendimento, rifiuto della scuola, incompetenza degli insegnanti o altro, bensì – udite udite! – i compiti a casa, la cui esecuzione compromette quotidianamente la serenità dell’intera famiglia perché i piccoli scolari, al momento di eseguirli, si mostrano svogliati sbuffando, facendo capricci e rimandandone l’esecuzione ad un non meglio identificato “dopo”. Magari a quando il padre torna dal lavoro o, peggio ancora, alla sera tardi, quando invece sarebbe ora di andare a nanna…

    Forse allora ai giovani genitori sull’orlo di una crisi di nervi potrebbero tornare utili i consigli di un’esperta come Federica Mormando, che se ne intende perché è una maestra e una neuropsichiatra che, insoddisfatta della scuola “normale”, ne ha fondato una sua dove i bimbi vivono lo studio con passione e con gioia nonostante – o forse proprio perché –vi vigono regole rigide ma ragionevoli e giuste.

    Dunque dice la Mormando, se i compiti sono davvero troppi bisogna parlarne al dirigente e all’insegnante per ottenerne la diminuzione, ma poi devono farli gli scolari, da soli, non i genitori! Magari con una presenza discreta della mamma intenta a qualche altro lavoro, che ogni tanto interrompe per incoraggiare i più piccoli, ma che mai si sostituisce a loro né permette che lavorino all’ultimo momento. “Se a sera il quaderno è ancora vuoto, niente nottata di tutta la famiglia ad attendere che il pargolo partorisca la paginetta. Si va a scuola senza e ci si prende, giustamente, il brutto voto e i rimproveri dell’insegnante”.

    Anche il carosello dei corsi, utili spesso solo a parcheggiare i rampolli da qualche parte, è spesso eccessivo e controproducente. “Correre nei prati, o nei parchi cittadini, o nei cortili dei condomìni, dopo un accurato controllo dei pericoli umani, è molto più utile dei corsi ad ore di vari sport. Suggerisco perciò un solo sport ed un’educazione musicale e artistica, ricchezza acquisita che durante l’adolescenza potrà fare la differenza tra chi ha la testa vuota e chi ce l’ha colorata di idee”.

    Anche la moda delle vacanze brevi del fine-settimana andrebbe un po’ ripensata: “Vedo molti bimbi con la valigia in mano ogni venerdì sera, ma ne sento parecchi – e sono i più saggi – dire che preferirebbero stare a casa. Un po’ di tranquillità, di silenzio, di spazio, di fantasia, finalmente liberi dall’egemonia frenetica dei genitori e degli ‘animatori’ in perpetuo movimento, fanno talora meglio del cambiare aria e di qualsiasi sport-club”.