Esplode. Erba. Fiori. Colori. Vento. Cielo. Spazio. Io in mezzo. Al guado. Di una vita che corre. Che inseguo. Che supero. E poi mi fermo. Esausta. Aspetto. Riparto. Maggio. Primavera gonfiata di vita. Che mi tocca. Col vento. Col cielo. Con quella luce lunga che si infila ovunque. E vengo di vita. Come un uomo che quando comincia a toccarti con le parole, arriva lontano anche con le mani. Come quando non riesci più a contenerti. Mi si slaccia l’anima all’altezza del cuore. E grondo cielo. Come quando mi sdraio sfinita. Che della stanchezza mi piace l’arrendersi. Come quando riparto e vado oltre. Sempre. Che c’è un limite a tutto. Anche a porselo. Come quando sotto una pioggia primaverile mi siedo sola sul marciapiede e inchiodo incantata lo sguardo sulla strada dove dall’asfalto sbuca un fiore blu. Resiste al cemento e beve cielo. E chiudo gli occhi, e torno in mezzo alla gente. Ma sono altrove. In un bosco fitto di cielo. Una favola per tutti. Acqua di sorgente da ubriacarci tutti insieme di vita. Non ci sono sentieri in questo bosco. Si segue una stella, si ascolta il vento, semino pezzi di cuore dentro me. Tulipani che sbattono di vita. Distendo i miei sogni. E mi sdraio sopra.