Sogno di mezza estate (mancata)

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    Sto li. Con me. Di fronte a questo immenso mare vuoto. A farmi da scudo monti, solcati da torrenti e rigagnoli che non avevo mai visto prima, troppa la pioggia caduta quest’anno, e nel mezzo, il grande vuoto della valle, attraversata dal serpeggiare del fiume che rumoreggia misto al frastuono lontano del quotidiano scorrere del lavorio umano. Qui sul piccolo piazzale di una chiesetta di montagna, perché le chiese di montagna sono sempre, forse strategicamente, nelle migliori posizioni del paese. E non ci stavo pensando prima, ma aiutando il Don a trasportare una damigiana di buon vino in casa sua, esco e mi trovo di fronte uno spettacolo che mi toglie il fiato, una vista che di colpo ti mette in pace con il mondo, che poi non è la prima volta, ma spesso si guarda senza vedere, e si sente senza ascoltare, e in quegli istanti non hai altro da rimirare che tanta bellezza, e sei nel mezzo dell’estate, come da calendario, e di sole, nemmeno l’ombra! Respiro con calma e forte, mi riempio di vento, quasi sembra un sospiro, come a dire che chi ha creato tutto ciò, non può essere che l’amore, che di anno in anno fa germogliare a nuova vita la vita.

    E’ maestoso quello che ho davanti agli occhi, è spavaldo e imponente come la vita stessa, come il palpitare frenetico del tempo, che non conosce ostacoli né limiti, è grandioso come l’oceano che ha per solo limite l’orizzonte che si piega al circolare nei confini del nostro mondo. E nell’immenso sfavillio di forme e colori, mi abbandono a una pace interiore sentendomi piccolo piccolo, impotente nella mia sicurezza davanti al creato, quasi mi dispiace del dopo, del domani, che mio malgrado mi riporterà  inesorabile al presente fatto di tutto, ma che a me non serve a nulla. E sono quei monti, quelle valli lussureggianti, quell’enorme brulichio d’alberi, quel cielo che si fa pulito dopo l’ennesimo temporale, che fermano il mio pensiero, rendendolo statico, assorto, incantato. Tutta quella luce mi porta a un oblio che penetra dentro, mi acceca i sensi, inibisce la mente, e mi lascio trasportare da mille sensazioni che si mescolano tra loro portandomi diritto al mio cuore, alla mia anima, al mio cielo, e alzo lo sguardo, ancora un po’ più su, e ringrazio… Di colpo tutto il resto è senza senso, non ha nessuna importanza, quello che ho fatto e detto, non ha nessuna importanza ciò che ho sentito e visto, in questa o quella situazione, dove ho dato ragione a lui, e criticato lei, quasi mi vergogno un poco di aver anche solo sprecato del prezioso tempo e buon senso giudicando e sentenziando, per lo sciocco interesse di compiacere uno, a discapito di un altro, creando solo confusione. Al cospetto dell’onnipotente spettacolo della Natura  è come se di colpo la mia coscienza volesse diventare pulita come questo vento che mi attraversa e mi rende trasparente l’anima, che quasi mi vergogno, di essermi frapposto a tanta naturale bellezza, io che non sono nemmeno in grado di far nascere per mia volontà un filo d’erba, che non ho potere di far cadere una goccia di pioggia dal cielo, io, che non posso comandare un solo battito del mio cuore. Dalla porta laterale, esce Tino, il sagrestano, che a voce forte mi saluta, ridestandomi dal mio dolce sogno ad occhi aperti; sorrido e con un soffocato sospiro, mi avvio verso casa, lasciandomi alle spalle quei momenti, ma portandomi addosso un animo più pulito, che mi sento nuda l’anima di fronte a tutto questo, che non ho creato, ma che posso avere anche senza possedere.