Seduto sulla sponda nord di un fiume che non ha nord. Ma io resto seduta senza direzione e penso di essere dove non sono, sotterrata da confini, tratti di penna che delimitano quello che io posso calpestare e sentire mio, quando di mio sento solo il cielo sopra e poco importa.
Studenti che vengono giudicati da virgole tra numeri senza considerare da dove vengono, che lingua parlano, cosa sentono e come possono studiare. In questi anni di covid ho conosciuto ragazzi bocciati perché a casa non avevano internet e le lezioni non potevano seguirle in dad, ma se scuola dell’obbligo è, che la scuola dell’obbligo prima di parlare di merito fornisca a tutti gli stessi strumenti, altrimenti non c’è merito che tenga, ci sono solo le possibilità economiche che portano a un merito.
Il concetto di ‘merito’ è una gran furbata, è come scrivere ‘giustizia’, ‘siamo tutti uguali’ ecc, e chi potrebbe essere contrario? Ma dietro le parole ci sono sempre i fatti, gli strumenti e molto altro, E quelli pazienza se nessuno li guarda. Meglio guardare l’involucro. ‘Non c’è ingiustizia più grande che trattare in modo uguale persone diverse’, lo diceva Don Milani, che di educazione se ne intendeva. Ma noi continuiamo a usare la forma, per la sostanza ripassare più avanti.
E intanto io non lo so, in questo inizio di novembre increspato da venti, casini, albe strane, tramonti accucciati, giornali e parole, cerco un posto dove appoggiarmi. Non ho potuto andarmene illesa dalla notte, le labbra mai sono serene, le increspa il silenzio. Da ogni bacio uno ritorna diverso o non ritorna. E rimane solo agli angoli del mondo. Perché rimanere da soli non dipende dalla gente e dal suo rumore dipende dal silenzio che siamo. All’improvviso apriremo le finestre al respiro. Noi che siamo state nel cuore disperse.