Aristea Canini
Sbottono il giorno e scopro una finestra dove infilare il mio sguardo al contrario. Che se ne usciremo e ne usciamo è perché abbiamo stoppato la coerenza, l’abbiamo maltrattata e siamo rimasti con quello che ci fa star bene, senza sapere che esisteva anche prima. Ci siamo amati dentro a una bolla di sapone che un bimbo poi farà scoppiare e vorrà dire che sarà ora di innamorarsi di altro. E la vedremo soffiare verso l’alto, verso il mistero dell’universo. La luce si muove, noi ci sentiamo più belli, l’ombra disegna draghi e animali liberi che poi diventano farfalle sopra le primule. Noi in mezzo, artisti di sorrisi e notti davanti a Masterchef, di pianti e notti coraggiose. Attori improvvisati di noi stessi.
Ci promettiamo di aspettarci da qualche parte, magari all’ora di pranzo, io che ti dico che arriverò prima e ordinerò per tutti e due, e ci sarà il sole in una città fresca e senza bolle. O magari ci incontriamo sotto la doccia, e ti passo il bagnoschiuma solo per vedere che lo annusi, che sorridi tra il sapone e il profumo, che il vapore ti copre un po’ la faccia e poi, fare qualche disegno con le dita sul vetro appannato, tipo che tu fai un sole e io i raggi.
E quelle carbonare a mezzanotte viste su Masterchef che non avrebbero mangiato nemmeno in tempo di guerra e invece davanti a una interminabile serie tv su Netflix erano così buone, al mattino collose, quasi come quel pongo dove creare ciò che non c’è.
Siamo saltati sul letto appena fatto. Ci siamo presi la faccia tra le mani e riempito di smorfie lo specchio. A forza di non chiedere più niente al cielo, è il cielo che ha voluto venire dalla nostra parte. Che ci siamo salvati perché abbiamo fatto tutto al contrario. Come quando scali una montagna e hai paura della vetta, ti viene da guardare verso il basso e scoprire che è il contrario di ogni altezza.