Una fiaba rimasta a metà

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    Aristea Canini

    Una bomba che lascia un’impronta. Un’alba che riposa su un muro. Un’ombra di lacci di vento. Attimi senza recinti. Biciclette rosse con bimbi che sudano. Ghiaccioli al lampone. Nuvole che tentano di accalappiare il sole e sulle spalle indossano mille graffi di luce. Panni al vento sgorgano versi a colori. Sillabe spesse di baci di primavera. La tua carezza che si fa fiore schiuso tra le mie mani. Ho paura delle parole. Ti cerco perché una fiaba è rimasta a metà. Non lo so se i miracoli accadono. Non è importante credere ai miracoli ma volerli a tutti i costi. Dimentico emozioni appoggiate a giubbotti caldi di chi mi ha accolto. Ammucchio parole su fogli senza forma, le vedo diventare articoli. Ma è più bello rimanere senza parole e vederle diventare battiti. Mi siedo e scopro finestre sui miei occhi. Respiro. Non sento più dolore. Lo lascio andare. Il dolore è ambizioso. Noi no. Il dolore pensa di rimanere sempre addosso a noi. Noi sappiamo invece che ce ne andremo. Precari. Per questo felici. Come aprile. Come questi cieli. Come le emozioni. Fuori dalla carta geografica. Le nuvole sono mani che stringono sogni. E se la vita è poca non importa. E’ per questo che ci hanno dato i sogni.

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