“Si crede che tutto sia finito, mapoi c’è sempre un pettirosso che si mette a cantare”(Paul Claudel). Avevo buttato il mio zaino in un angolo, rannicchiato a cercare guscio pure lui, abituato a venire a prendersi schiaffi dalla vita, carezze dal cielo e in ogni caso quelle albe sporche che mi piacciono tanto, quegli scrosci di pioggia, quelle magliette bagnate, quei baci rubati sopra i muretti. E mi sono ritrovata all’improvviso tra i gerani della mia mamma che nemmeno sapevo come fossero fatti, mi sono ritrovata alle prese con sperimentazioni di impasti di torte, con serie tv e pop corn, riscoprendo un vecchio stereo che ancora funziona e uno scatolone di musicassette dove ci ho ritrovato dentro note stonate di musica libera.
Ed è stato ed è tutto così strano. Come un mondo parallelo che è corso vicino al mio senza mai incontrarsi. E ho sbirciato sul bordo della mia vita. E ho scoperto che il fuori era quello che avevo dentro. E ora che sono tornata qui ho scoperto che in fondo è stato bello. E ieri sera quando sono rientrata a casa, sono corsa dai miei gerani, gli ho messo un po’ di acqua e ho sbirciato in frigo per capire cosa potevo cucinare. E ho scoperto che quello che avevo quasi maledetto nelle scorse settimane mi è rimasto addosso ed è quasi stupore.
Ed è sempre così. Quando non conosco qualcosa fuggo ma quando ci sbatto contro poi porto con me quello che nemmeno sapevo ci fosse. E poi però torno sempre a cercarti e ripartiamo insieme. Anche stavolta. ‘Quanto tempo – dirai. E ci sarà odore di treni, difrittoe una piuma di vento marinogià all’uscita.
Sugli agri giardinetti della stazione torneràla luna.Come va – chiederai. Da un indomatovecchio spiccio poema d’amoresorriderti sarà meraviglioso:‘Bene, quando ti vedo’. E in fondo siamo tutti come una poesia, si rannicchia in un angolo enon si lamentaperché tanto sa che esploderà inun orgasmo di meraviglia.
Vive in tutto ciò che si innalzaall’aria e al nascere.Non chiede nemmeno una visita.Le basta quel che non è ancora successo.
