apoteosi

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    (p.b.) Mattia nella verifica di matematica e geometria (tosta) ha preso “solo” 8 e anche in inglese ha preparato una lezione invece di un’altra (colpa mia

    questa volta che evidentemente devo aver capito tone per bilone). Rimproveri della mamma, devi studiare di più, lo sapevano tutti che c’era la verifica, tu non l’hai detto e non ti sei preparato. E poi errori di distrazione e insomma geremiadi e qualche velata minaccia di castighi futuri se non si concentra ecc. Mattia tira un sospiro e poi: “Mamma, se fosse sempre un’apoteosi, ti annoieresti”. Dove abbia preso quel termine “apoteosi” lo sa solo lui, né la mamma né io lo usiamo. Ma è sulla noia della vita che sembra avere una sua teoria già di vago sapore filosofico sull’alternanza del bene e del male, del bello e del brutto (voto), del buono e del cattivo. Insomma una sorta di monologo (di comodità) sui massimi sistemi.

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