(p.b.) Bergamo. Giorgio Gori sbaraglia più che Giacomo Stucchi la… Lega. E al primo turno. Incredibile solo contando i voti dello… stesso giorno, vale a dire i voti europei che davano Stucchi (la Lega) al 48% mentre l’area Gori era staccata di ben dieci punti. Impresa che sembrava disperata, come si fa adesso a valutare una vittoria di Gori intorno al 55% basandosi sui risultati europei della Lega? Stucchi aveva impostato una campagna elettorale soft confidando ai suoi che “tanto i voti me li porta Salvini”. Sbagliato. La gente distingue nettamente il voto di scopo e per il proprio Comune sa valutare chi può rispondere al meglio nell’amministrazione ai propri bisogni. A ben guardare è la legge del contrappasso dantesco del cosiddetto “sovranismo”, che rifiuta che qualcuno decida e imponga altrove le candidature per il proprio territorio, il proprio paese. Cosa che è avvenuta in molti altri Comuni bergamaschi, restando nel nostro ambito.
E resiste quindi il triangolo industriale e sociale lombardo: le tre città, Milano, Brescia e Bergamo sono amministrate da sindaci del centrosinistra. Gori ci ha messo del suo, ovviamente, come Emilio Del Bono a Brescia. E Gori a questo punto, visto il contesto (Brescia ha votato lo scorso anno e il clima era diverso) assume anche per il Pd e il centrosinistra una caratura “nazionale”.