ENDINE – Il diario di Walter che è tornato in Missione: “La mia Africa, grazie alle donazioni per i miei bimbi malati. Riparto da qui”

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Walter Negrinotti

Partire, andare, tornare e poi ricominciare, perché il viaggio è fatto di continui movimenti in cui ti è chiesto di camminare, imparare, costruire e poi lasciare, perché tutto ciò che ti aspetta è necessario per lo stesso cammino. La missione è questo, saper lasciare le certezze per costruirne altre dove investire, ma sapendo restare legato alle tue origini e a quei vissuti che sono responsabili di scelte e di nuovi orizzonti. Sono tornato in Italia dopo 19 mesi di missione in Costa d’Avorio per un tempo di congedo e anche qui la missione è continuata, perché lo stare qui, l’incontro con gli amici italiani, sono parti integranti della mia scelta missionaria. Una scelta che mi vede impegnato nel vivere relazioni e spazio con i bambini ivoriani nella realtà di una scuola e in un progetto di sostegno e attenzione alla disabilità. Ho visto crescere mese dopo mese i progetti, ascoltando i bisogni della gente e condividendo con loro la mia vita nel trovare una strada che riempisse di senso il mio stare in missione, così la vita mi ha regalato tanto e delle prospettive che hanno favorito la mia scelta di prolungare l’esperienza oltre l’anno prestabilito. Tante le iniziative e le opportunità che si sono susseguite, tanto il bene che ha invaso la mia vita lasciando che si incrociasse con le storie faticose dell’Africa, diventando per me così familiari. Ho trovato tanto spazio per crescere e per lasciare che la vita mi continui ad essere maestra, affinché i miei limiti e le mie povertà possano essere guidate per rendermi migliore nell’incontro con gli altri. Dopo quasi due mesi in Italia, mi preparo a tornare in Africa per un altro lungo periodo, dove sono chiamato a continuare un lavoro iniziato che chiede di proseguire, di crescere, di essere sempre segno dell’amore di Dio per il prossimo attraverso la cura per i piccoli e per i più fragili. E la forza viene dall’alto, ma anche dal basso, perché si trova nel cammino quotidiano di ciascuno di noi e quindi riconosco con gioia la preziosità di questo tempo vissuto in Italia tra la mia gente, nella terra dove ho le mie radici, tra le relazioni che mi hanno permesso di mettere le ali, pur mantenendo un forte legame con queste radici che ci rendono quello che siamo. Voglio ringraziare tutti per il tempo che mi è stato donato qui, uno spazio rigenerante che mi ha colmato di affetto, di riconoscenza, di pienezza completa nel riconoscere la fortuna che ho nell’avere amicizie, relazioni, legami tanto profondi. Riparto con il cuore gonfio di tutto questo e sarà la mia forza nel continuare a stare in missione, certo che non sono solo nel mio fare e stare tra i poveri, perché molte persone da lontano continueranno a sostenermi con il pensiero, la preghiera, la vicinanza, con strumenti e con attenzioni che fanno la differenza nelle mie possibilità di aiutare gli altri. Ho vissuto due mesi intensi di incontri, testimonianze, scambi, condivisioni, ed è stato davvero arricchente, perché ho vissuto la dimensione della missione anche qui e tutto è stato collegato nell’avventura che sto vivendo e per la quale sarò sempre riconoscente alla vita, perché la missione non è solo stare in Africa, ma è anche il portare gli altri nello stesso sguardo che ci accomuna quando si scelgono la semplicità, l’amore, la fraternità da vivere con gli altri, la gioia…e ancora lo scegliere di respirare la fede attraverso la vita concreta che tocca con mano le proprie e altrui fragilità, certi di cogliere la presenza di Dio proprio dove la vita emoziona e dove il cuore batte per l’umanità, così da saper servire la vita dove la vita accade. Riparto con la valigia piena, ma non solo di cose, ciò di cui avevo più bisogno me lo porto nel cuore sapendo di non viaggiare solo e di non  spendermi in missione solo…

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