ESCLUSIVO ANNIVERSARIO – LA POETESSA MORIVA 10 ANNI FA IL 1° NOVEMBRE Ezio racconta la sorella Alda Merini, poesie, aforismi in un inserto staccabile di 4 pagine

0
914

Una sera eravamo a casa, era buio, autunno, bussano alla porta, mio padre va ad aprire, vede un uomo sull’uscio e gli dice in milanese ‘lu chi l’è?’. Era Salvatore Quasimodo, premio Nobel, voleva conoscere chi scriveva quei versi che aveva trovato in giro, le poesie di Alda”.

Non gliene fregava niente dei soldi, li regalava a tutti, usciva lì sui Navigli, vedeva qualche negozietto o bancarella di cianfrusaglie e comprava di tutto, qualcuno le chiedeva i soldi e lei li dava, non aveva il senso del denaro, non l’ha mai avuto”.

Sul letto da qualche tempo c’era un vestito pronto per andare a Roma, un vestito nero, riposto sul letto e pronto ad essere indossato, è rimasto lì, Alda è morta prima di poter andare in Vaticano dal Papa”

La pistola che ho puntato alla tempia si chiama Poesia’. Dieci anni dopo. O forse solo una manciata di vento, di poesia, di sussurri, di stupore, di meraviglia. Fuori dal tempo. Dentro l’emozione. Alda Merini si è trasferita in cielo il 1° novembre di 10 anni fa, il giorno dei Santi, non un giorno qualsiasi, lei che era nata in un altro giorno particolare, il 21 marzo, quando la primavera sboccia e sembra pronta a buttare addosso strofe di poesia al mondo.

In questi giorni mucchi di parole fuoriescono da tutte le parti, cosi come le sue poesie, gente che si ricorda di lei, che la racconta, che la immagina, che la pensa. O che ne so. Lei che non amava molto i giornalisti (‘raccontano su di me un sacco di fesserie’), lei che quando era piccola in una nebbiosa serata invernale aprì la porta a un uomo con il cappello in mano, era Salvatore Quasimodo, che voleva conoscere questa ragazzina poetessa che incantava, lei lo guardò e senza pensarci su troppo gli butto addosso quello che le sentiva:“Tu sei grande, ma io diventerò più grande di te”.

Già, Alda era una tempesta, come le sue poesie, i suoi aforismi ‘vedo poco per il troppo pianto’. Chi ha lo stesso sguardo ma vede ancora anche attraverso le frasi di Alda è Ezio Merini, che ha gli stessi occhi di Alda.

Ezio è il fratello di Alda, classe 1943, 12 anni di meno, Ezio che a Clusone è di casa, era di casa fino a poco tempo fa, lui che ci è finito per caso un giorno del 1995 e si è innamorato di quel centro storico che sembra inghiottire la valle e arriva in cielo.

Ezio che è cresciuto nelle case di ringhiera dei Navigli, con Alda, lui che era il suo confidente, lui che si incazzava, lui che sorrideva e lui che alla fine allargava le braccia: “Perché lei era così, altro non ci potevo fare, la lasciavo fare”.

Bocciata in… italiano

Alda nasce il 21 marzo del 1931 in viale Papiniano, papà Nemo era un funzionario assicurativo e mamma Emilia casalinga: tutti e due nati nel 1901. “Papà era l’intellettuale di famiglia, aveva studiato alla scuola tecnica Cesare Correnti, Alda era una bambina intelligente, dotata di una memoria incredibile, ma i suoi studi si fermarono alle prime tre classi della scuola di avviamento al lavoro ‘Laura Mantegazza’, perché venne bocciata all’esame di iscrizione al liceo classico Manzoni, non raggiungere la sufficienza nella prova d’italiano, un po’ come Einstein in matematica e Verdi che a 18 anni venne respinto all’esame di ammissione al Conservatorio. Alda cadde in una violenta depressione e pensò di entrare in convento, e non fu facile farle cambiare idea. Nel frattempo studia pianoforte e musica, altra sua grande passione, era anche un brutto periodo, siamo nel 1943, c’era la guerra e Milano fu bombardata tre volte, Pippo (l’aereo che lanciava bombe incendiarie) distrusse la nostra casa: io stesso nacqui in cantina, la nostra famiglia fu costretta a sfollare prima a san Salvatore Monferrato e poi a Cerano in attesa che finisse la guerra. Al ritorno a Milano papà trova in Via Ripa Ticinese un ex deposito di stracci con due stanzoni, senza bagno e senza riscaldamento e li ci accampammo in attesa di qualche cosa di meglio, ma non ci saremmo più mossi”.

I Navigli

I Navigli diventano e restano la casa e il guscio ma anche le ali di Alda: “La nostra casa erano i Navigli, erano e sono la nostra casa anche se non ci abitiamo più. Ricordo che Alda mi teneva sulle ginocchia da piccolo, ricordo la casa di Riva Ticinese, ricordo quegli anni con addosso la voglia di vivere che prendeva il sopravvento su tutto”. …

Ho le stelle in grembo

Io ho le stelle nel grembo

La polvere

è la pausa

dei giorni passati

Non ho più notizie di me

da tanto tempo.

Non ci sono ricoveri a vita

ci sono solo ricoveri a morte.

Bussate e vi sarà chiuso.

In fondo il manicomio

è la casa di Nazareth

dove non c’è niente di niente

ma paglia da imballaggio

e asini, e somari

Mi chiedono: lei

che è stata in manicomio,

come ne è uscita?

Vorrei sapere come sono entrata

Scrivo nel vento

Diario, io ti lancio nel vuoto

come una colpa.

Nessuno saprà mai l’immane fatica

di scrivere nel vento.

Oh, il vento

che ha asciugato le mie lacrime,

basterebbe essere la mia sola scrittura-

Ma il vento non sa leggere

e io non so più parlare.

In bocca alla balena

Sul pavimento aspro della vita

mentre ho i piedi

sanguinanti e lontani,

a volte scende un tuo

pensiero distratto

che è come un petalo di rose

che addolcisce i miei giorni.

Tu non fai solo trucioli e vetro

ma un po’ come Pinocchio

con la tua fotografia

Mi hai dato l’anima,

solo che io sono scappata

e sono finita in bocca

alla balena dai mille volti.

Sogno
Dormivo,
e sognavo
che non ero
al mondo.


Le ali

Anima mia che metti le ali
e sei un bruco possente
ti fa meno male l’oblio
che questo cerchio di velo.
E se diventi farfalla
nessuno pensa più
a ciò che è stato
quando strisciavi per terra
e non volevi le ali.


Altare di sogni

Apriti o scena, senza panico,
nel bosco assetato della mia fede.
E bestemmiando per gli alacri fuochi
metti la pantomina in un canto e sciogli il burattino.
Poi col filo delle tue spezie
incatenalo a un altare di sogni.
E mandalo a svernare infelice
nella terra amorosa degli uomini.

Angelica guerra
Ci sono donne che prendono i loro morti
e li aggrovigliano ai loro capelli
e ne fanno sontuosi monili
per il secondo e il terzo matrimonio.
Ci sono donne che vivono
di questa carneficina
e non sentono i palpiti del cuore
che emana dalla loro morte.
Così ci sono giovani pallidi
che solo per il fatto di essere sangue
si credono novellatori o poeti.
Invece la felicità della poesia non va toccata
né dai morti né dagli adulteri.
E’ felice il poeta quando si muove ridente
attraverso il tuo bacio d’amore
che è un saliscendi di morte
che è un abbandono di vita.
Chi non sa amare non sa fare poesia
e chi non sa morire non sa rivivere.
Così nessuno che non sia stato ferito
dal proprio nemico potrà toccare
i vertici della pietà. Non esiste
una battaglia d’amore
e neanche una sconfitta.
Esiste solo un’angelica guerra
che l’uomo fa a se stesso
credendo in un fratello azzurro
vestito tutto di nero.

Alda Merini e Araberara

Quando muore un poeta è come ci si chiudesse l’occhio della fantasia, ci si limitasse l’orizzonte. Dicono che i poeti oggi “non tirano”. I libri di poesie di Alda Merini andavano a ruba, entravano nelle classifiche spiazzando i critici e gli editori. Dal 2003 Araberara ha cominciato a pubblicare le poesie di Alda Merini, inedite, scritte, si potrebbe dire, “su commissione”, una telefonata e Alda ci mandava i suoi foglietti scritti a mano, di getto, a seconda del tema, fosse la festa delle donne, della mamma, Pasqua o Natale. Era conosciuta, certo, in certi ambienti, la sua storia di dolore era approdata ai libri. Da noi erano in pochi a conoscerla, la poesia non porta alla ribalta. Tea la conosceva, andava a trovarla a casa sua. E così ha scritto le prime poesie sulla fiducia. Poi ha voluto vedere il giornale, le è piaciuto e ci mandava ad ogni occasione manciate di poesie fulminanti. Il giorno della sua morte il nostro sito, nel quale c’è un link in cui si trovano molte delle poesie (non tutte, quelle dei primi anni non sono ancora state messe, lo faremo), è stato preso d’assalto. Più di mille visite al giorno, tutte a tema, tutte indirizzate su quelle poesie inedite, pubblicate da Araberara, scritte per i nostri lettori. E che sono non patrimonio nostro, ma dei nostri lettori….

SUL NUMERO IN EDICOA DA VENERDI’ 25 OTTOBRE

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui