Sei pagine di intercettazioni, ricostruzioni, documenti. Il delitto Laura Ziliani raccontato nei minimi particolari e con particolari davvero inquietanti, un lavoro lungo e appassionante che ci ha portato a ricostruire e documentare quello che è successo in questi mesi, da quell’8 maggio quando Laura è misteriosamente scomparsa da Temù, paese della Valcamonica, sul numero in edicola.
La Valle, la… torta e quegli appartamenti.
Decenni di delitti ma il movente è sempre lo stesso: il denaro
La Valcamonica, un fazzoletto di terra tra monti e lago che raccoglie 100.000 abitanti, il paese più grande è Darfo Boario Terme con i suoi 15.000 abitanti e poi quasi tutti paesi piccoli, piccolissimi, come Incudine e i suoi 350 abitanti o Paisco che fa 170 abitanti ed è Comune, qui ci si conosce quasi tutti, qui il perno della vita rimane ben saldo sui due canoni che hanno forgiato la gente di montagna: la famiglia e il lavoro. Laura Ziliani in questo contesto ci stava dentro perfettamente, ex vigilessa, impiegata, lavoratrice, mamma, tre figlie di cui una con problemi che accudiva amorevolmente, vedova, che amava camminare sulle vette meravigliose della Valle. Insomma, una di quelle persone che qui si rispettano. E quando Laura è scomparsa sembrava uno dei tanti, troppi incidenti di montagna. E ora che si scopre che non è così la gente di qui non va per il sottile, quando si rompe l’incantesimo viene giù tutto.
E dopo la disperazione è montata la rabbia, di quelle che sono peggio delle valanghe che sulle cime dell’Adamello quando scendono trascinano e coprono tutto. Delitti da ricordare, e anche se uno se li dimentica, arrivano puntuali come l’orologio svizzero ad ogni anniversario a ricordartelo le riviste patinate o i programmi tv di alcuni media che ci ricamano sopra montagne di storie e storielle, e così questi delitti magicamente diventano delitti per sempre.
E’ successo con Pietro Maso che ha ucciso i genitori 30 anni fa, nel 1991, e ogni anno puntuale come il Natale, quando arriva metà aprile, ‘anniversario’ della morte dei genitori, il fotone di Pietro Maso comincia a circolare dappertutto, un po’ come le mail delle sue ammiratrici, una diventata sua moglie. E poi Erika e Omar, era il 21 febbraio 2001 quando uccisero la mamma e il fratellino di Erika, sono passati 20 anni ma di Erika e Omar si parla ancora. E ora questo delitto del 2021 (notate le tre date, sempre all’inizio di un decennio: ci sarebbe nel 2011 anche il delitto di Yara Gambirasio, anche se non con movente economico), dove le accusate sono ancora sangue del proprio sangue, le figlie, Silvia e Paola che per aggiungere orrore al macabro avevano pure messo in frigorifero e mostrato ai vicini, la torta per la festa della mamma (era l’8 maggio quando Laura è scomparsa), particolari che vanno ad aggiungersi a una preparazione della morte quasi fosse un lavoro da compiere senza rimorsi o altro. E nelle trasmissioni tv si sprecano gli inviti a psichiatri e criminologi. E uccidere sembra cosa facile, o forse lo è diventato davvero. Colpa della tv, colpa di internet, colpa del troppo sangue sui social, sarà, ma alla fine passano gli anni, i decenni e anche i secoli ma il movente numero uno rimane sempre quello: il denaro. Anche nella ricca e quieta Valcamonica. Chi crede che con il denaro si possa fare di tutto è indubbiamente pronto a fare di tutto per il denaro.
I PROTAGONISTI
I tre accusati
Silvia Zani è nata ad Esine, ii 2 agosto 1994, residente a Temu, in Via Ballardini, n. 11 ma di fatto domiciliata a Brescia in Via Galvani, n. 4;
Paola Zani, nata ad Esine, ii 28 febbraio 2002, residente a Temu, in Via Ballardini, n. 11 ma di fatto domiciliata a Brescia in Via Galvani, n. 4;
Mirto Milani, nato a Lecea il 24 giugno 1994, residente a Roncola San Bernardo, in via Cit Mosche, n. 32; provincia di Bergamo
Tutti e tre sono accusati in concorso tra loro del delitto, “somministrandole una sostanza allo stato sconosciuta o in altro modo non ancora stabilito, provocando la morte di Laura Ziliani, mamma di Silvia e Paola Zani. Con l’aggravante di aver commesso il fatto in danno dell’ascendente nella notte tra il 7 e l’8 maggio. I tre sono accusati anche di avere occultato il cadavere”.
CRONOLOGIA – IL TRIBUNALE DI BRESCIA
Il Giudice delle indagini preliminari:
“Ecco perché le abbiamo arrestate”
* La e-mail ove un anonimo segnalava di avere visto, la mattina dell’8.05.2021 “il nostro vicino che ha preso sulle spalle una signora priva di sensi dalla loro macchina”;
* Il vicino che segue col binocolo i due che vanno a posizionare qualcosa nel bosco. Quando se ne vanno va a vedere e trova la scarpa della Ziliani.
* La nonna delle Zani trovava dunque del tutto anomalo che la mattina dell’8 maggio le nipoti avessero fatto colazione con la Ziliani alle sette del mattino.
* II pomeriggio successivo alla scomparsa di Laura, ho notato che i genitori di Mirto si sono “accasati” nella casa di Laura di via Ballardini…
* La terza sorella, Lucia, aveva appreso della sparizione della madre dalle sorelle e da Mirto che lei chiamava “il coniglio”. Inoltre, riportava che le sorelle avevano “trattato molto male la mamma, soprattutto Silvia, si arrabbiavano spesso con lei, perché dicevano che lei non le manteneva”.
* La mamma di Laura riferiva di un forte litigio occorso alcuni mesi prima della sua sparizione tra la figlia Laura e Mirto Milani, scaturito proprio dalle sgradite ingerenze del secondo nella gestione del patrimonio familiare. Mirto peraltro attualmente gestisce insieme alla madre Mirna gli averi della famiglia Zani-Ziliani come se fossero i suoi.
* “Su un canale di ‘crime’ Mirto ha fatto ricerche su come uccidere la gente, piante velenose, crimini perfetti, serial killer, torture” e anche la sorella Silvia e lei stessa risultavano iscritte ad un canale di Youtube denominato ‘troucrime’ che a dire della stessa indagata aveva contenuto “informativo”.
* I tre cellulari “resettati” dai tre indagati con giustificazioni che gli inquirenti ritengono fuorvianti per cancellare elementi compromettenti.
* Le stesse circostanze del ritrovamento del cadavere della persona offesa rappresentano un ulteriore elemento di prova a carico degli odierni indagati. Il vestiario della Ziliani al momento de! suo ritrovamento rimanda al suo abituale abbigliamento notturno, a riprova del fatto che costei, una volta giunta nell’abitazione di Temù ed essersi cambiata per trascorrere la notte del 7 maggio, non è mai uscita viva dalla casa di via Ballardini.
* Tali elementi, complessivamente apprezzati, dimostrano che la notte tra il 7 e I’8 maggio 2021 Zani Silvia, agendo in concorso con la sorella Paola e con Milani Mirto, abbia somministrato alla madre del bromazepan, sostanza di cui i tre avevano la disponibilità.
* * *
Ordinanza applicativa di misura cautelare
II Giudice dr.ssa Alessandra Sabatucci
vista la richiesta presentata in data 16 luglio 2021 dal Pubblico Ministero con cui si chiede I’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti di:
► ZANI Silvia, nata ad Esine, ii 2 agosto 1994, residente a Temù, in Via Ballardini, n. 11 ma di fatto domiciliata a Brescia in Via Galvani, n. 4;
► ZANI Paola, nata ad Esine, ii 28 febbraio 2002, residente a Temù, in Via Ballardini, n. 11 ma di fatto domiciliata a Brescia in Via Galvani, n. 4;
► MILANI Mirto, nato a Lecco il 24 giugno 1994, residente a Roncola San Bernardo, in via Cit Mosche, n. 32;
tutti assistiti e difesi dagli avv.ti Elena Invernizzi, de! Fora di Lecco, con studio in Olgiate, Piazza Garibaldi, n. 13 e Maria Pia Longaretti, de! Foro di Bergamo, con studio in Bergamo, via Ghislanzoni, n. 15;
PERSONE SOTTOPOSTE AD INDAGINE
1) per il reato di cui agli artt. 110, 575, 577 co. 1 n. 1 c.p. perché, in concorso tra loro, somministrandole una sostanza allo stato sconosciuta o in altro modo non ancora stabilito, cagionavano la morte di ZILIANI Laura, madre di Zani Silvia e Zani Paola.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto in danno dell’ascendente.
In Temù (BS), nella notte tra il 7 e l’8 maggio 2021.
2) per il reato di cui agli artt. 110 e 642 c.p. perché, dopo la condotta di cui al capo che
precede, occultavano il cadavere di Ziliani Laura.
In luogo sconosciuto, nella notte tra il 7 e l’8 maggio 2021.
Letti gli atti;
OSSERVA
- I gravi indizi di colpevolezza
Sussistono a carico degli odierni indagati gravi indizi di colpevolezza in ordine all’omicidio volontario di Laura Ziliani, occorso in circostanza ancora sconosciute nella notte tra il 7 e I’8 maggio 2021 (capo I), e all’occultamento del suo cadavere (capo 21) , come si evince dagli atti di indagine da ultimo compendiati nell’annotazione dei carabinieri della Stazione di Breno dell’11 luglio 2021, versata nel fascicolo con i relativi allegati e con i seguiti del 16, 17 e 21 luglio, del 17 agosto e da ultimo del 22 settembre u.s ..
Valgano, al riguardo, le seguenti notazioni e considerazioni.
2. La scomparsa di Laura Ziliani.
L’8 maggio 2021, alle ore 11:58, perveniva alla Centrale Operativa della Compagnia dei Carabinieri di Breno una richiesta di intervento da parte di Zani Silvia; la giovane segnalava ai militari che la madre, Ziliani Laura, non era ancora rientrata da un’escursione in montagna.
A dire della figlia, la Ziliani, donna di cinquantasei anni, residente a Temù (BS) in Via Ballardini 11 ma di fatto domiciliata a Brescia, impiegata presso ii comune di Roncadelle, era partita circa quattro ore prima della chiamata col proposito di fare una passeggiata di un paio d’ore verso la frazione di Villa Dalegno, senza tuttavia fare più ritorno.
La figlia si diceva preoccupata perché aveva concordato con la madre di recarsi in discarica alle dieci di quella stessa mattina; non vedendola arrivare, aveva provato a contattarla più volte sulla sua utenza mobile (329.0638350) che però risultava spenta o non raggiungibile.
Sentita il 9 maggio 2021, Zani Silvia riferiva più nel dettaglio i recenti accadimenti; la madre era salita a Temù la sera precedente per trascorrere del tempo con le figlie; al suo arrivo, avevano chiacchierato serenamente ed erano andate a dormire circa alle 23:30.
II mattino dopo si erano svegliate verso le 6.30/6.40; quando si era recata in cucina, aveva notato che la madre era già sveglia aveva fatto colazione, indossando ancora il pigiama.
Si erano messe a dialogare sulla ristrutturazione di un appartamento presente nella stessa palazzina che di lì a poco avrebbero affittato; avevano parlato dell’organizzazione di una gita programmata per il giorno seguente, poi la Ziliani aveva deciso di fare una passeggiata e le aveva chiesto di accompagnarla.
Ella aveva declinato l’invito e la madre in cinque minuti si era preparata per uscire indossando un paio di scarpe marca Salomon prese da un andito dell’ingresso; l’ultima volta che l’aveva vista, oltre alle scarpe sportive di colore nero, la Ziliani indossava un paio di jeans e una maglietta scura con le maniche lunghe.
Avendo trovato il telefono cellulare della madre incastrato in una panca della cantina, presumeva che ella si fosse ivi recata per prendere dei capi di vestiario, non sapeva dunque dire se al momento di uscire indossasse anche una giacca o un pile.
Dal giorno della scomparsa e fino al 23 maggio 2021, le forze dell’ordine organizzavano le ricerche di Laura Ziliani, data per dispersa in montagna.
L’11 maggio 2021 Zani Silvia denuncia formalmente la scomparsa della madre; in tale frangente il suo racconto circa la mattina della sparizione si arricchiva di nuovi dettagli.
Riferiva che la madre era salita a Temù per festeggiare la c.d. “festa della mamma”; normalmente, ella viveva a Brescia con la sorella Lucia: il 7 maggio aveva sentito la madre un paio di volte durante il tragitto prima che costei giungesse all’abitazione di via Ballardini alle dieci di sera.
Ripercorreva gli accadimenti successivi nei termini già descritti, aggiungendo che la sera in questione, presso l’abitazione di Temù, si trovavano a pernottare anche il suo fidanzato, Mirto Milani, e la sorella Paola.
Anche con riferimento alla mattina dell’8 maggio il racconto di Zani Silvia era sostanzialmente conforme a quanto già riferito, salvo aggiungere che, prima di partire per la sua passeggiata, la madre aveva salutato “anche il suo fidanzato Mirto” il quale si era appena svegliato, e la sorella Paola.
Ribadiva che la Ziliani era uscita per fare una passeggiata alle sette del mattino.
Al fine di stabilire dove potesse trovarsi la persona offesa, i Carabinieri escutevano più volte i familiari.
In particolare, il 12 maggio 2021 i Carabinieri escutevano per la seconda volta Zani Silvia: si riportano di seguito testualmente le dichiarazioni rese da costei in tale sede evidenziando gli elementi di novità rispetto al precedente:
«In data 08.05.2021, alle ore 06:45 circa lei era seduta sul divano ed indossava il suo pigiama ed era intenta a scorrere qualcosa sul suo cellulare, probabilmente era su qualche social. Io le sono arrivata da dietro, l’ho salutata, lei mi ha risposto serenamente ma era concentrata sul cellulare. Mi ha salutato forse quindici secondi dopo che io l’ho salutata. Io sono quindi entrata in cucina e ho messo a posto alcune cose che mia madre aveva lasciato fuori dopo aver fatto colazione. Sul tavolo della cucina ho notato una tazzina di caffè, la tostiera, della ricotta e marmellata. Ho messo tutto in ordine, lasciando la marmellata sul tavolo. Mia madre ha poi esordito dicendo che le piaceva tantissimo il laminato che avevamo appena posato nell’appartamento in ristrutturazione al piano inferiore. Proseguendo a parlare della ristrutturazione mia madre mi ha ricordato che dovevamo andare a gettare in discarica i materassi vecchi posti al piano terra, in modo che avremmo iniziato a ripulire la cantina dei mobili vecchi per sostituirli con altri nuovi dell’Ikea. Abbiamo poi parlato della gita che avremmo fatto il giorno successivo a Cevo e della necessità, a suo dire, di portare un terzo zaino oltre ai due che aveva già portato con sé da Brescia. Ha poi continuato a dire che più tardi avrebbe voluto scendere in cantina a recuperare un guscio in gore-lex, appartenuto a mio padre, per farmelo indossare in occasione della gita a Cevo, in quanto più, comodo ed ampio. Credo facesse riferimento al gore-lex blu che vi ho mostrato in cantina in occasione della vostra ispezione. Nel frattempo io ho iniziato a prepararmi un caffè con la moka. In quel mentre mi son girata e ho notato mia madre che guardava fuori dalla finestra e subito dopo diceva che, data la bella giornata, era proprio il caso di andare a fare una passeggiata. Mi ha quindi chiesto se volessi accompagnarla ma io le ho risposto di no con tono svogliato.
Le ho chiesto dove pensasse di andare a fare una passeggiata e lei mi ha risposto che sarebbe andata a fare un giro sopra Villa (n.d.r. Villa Dalegno). Immediatamente dopo ricordo che è arrivato Mirto, il mio fidanzato. Non sono sicura se sia andato prima in bagno ma comunque è giunto in sala mentre mia madre era ancora sul divano. Ha salutato mia madre e me ed è venuto in cucina. Mia madre ha quindi detto “bonk”».
Espressione che in dialetto camuno viene utilizzata per manifestare la chiusura di un discorso con una decisione.
«Si è alzata e mi ha detto che sarebbe andata a cambiarsi e si è avviata verso la camera da letto. Mirto nel frattempo era in cucina con me e ha messo sul fuoco il bollitore per prepararsi una tisana e poi mi ha aiutato a predisporre la colazione. Saremo rimasti soli qualche minuto in cucina a fare colazione e bere il caffè. Quasi contemporaneamente mia madre è uscita dalla camera da letto e mia sorella Paola è uscita dalla sua stanza e le due si sono salutate.
Affacciandomi dalla cucina ho salutato mia madre e ho notato che indossava un jeans blu, una T-shirt a manica lunga di colore scuro (grigio scuro/blu scuro) e le ciabatte (un paio di vecchi sandali blu a cui mia madre ha tagliato il cinturino posteriore).
Io sono quindi tornata in cucina con Paola e Mirto. Quest’ultimo ha messo nuovamente su il caffè per la Paola.
Ho sentito mia madre che apriva l’armadio prospiciente le scale che portano ai piani inferiori. Dopo un attimo mia madre ha detto “io vado” e ha iniziato a scendere le scale.
La porta in fondo alle scale del nostro appartamento era chiusa a chiave e ho sentito lei che la apriva, presumo con le sue chiavi. Ho sentito ancora mia madre che chiudeva la porta in fondo alle scale. Sono io che voglio che mia madre chiuda la porta a chiave in modo che non scappino i gatti da casa. Le chiavi sono tre e credo siano agganciate ad un portachiavi a cerniera.
Erano circa le ore 07:05 quando mia madre è uscita dall’appartamento.
Mirto, Paola ed io abbiamo proseguito a fare colazione tra la cucina ed il soggiorno, guardando la tv».
3. II ritrovamento di alcuni capi vestiario di Laura Ziliani.
Ciò posto, le ricerche, protrattesi per più di una settimana, effettuate da un imponente numero di operatori specializzati del S.A.G.F., del C.N.A.S.A.S. e dei Vigili de! Fuoco in un ampio raggio nella zona segnalata dalle stesse figlie, non permettevano di ritrovare Laura Ziliani.
In data 16 maggio perveniva all’indirizzo di posta elettronica della polizia locale della Valle Camonica una e-mail ove un anonimo segnalava di avere visto, la mattina dell’8.05.2021 “il nostro vicino che ha preso sulle spalle una signora priva di sensi dalla loro macchina”;
il giorno seguente aveva appreso trattarsi “della signora Laura”. L’anonimo asseriva di essere stato pagato per serbare il silenzio ma di essere pronto a negoziare un nuovo accordo.
Gli accertamenti svolti per identificare l’usuario dell’indirizzo di posta elettronica in questione (noknokl0330@gmail.com), attivato da un IP localizzato a Varese, non avevano tuttavia alcun esito.
Ad ogni modo, dopo otto giorni di battute di ricerca su di un ampio territorio (cfr. aff. 158 fasc. Pm), la Prefettura di Brescia sospendeva le ricerche fino a quando, il 23 maggio 2021, veniva rinvenuta una scarpa nel letto del torrente Fiumeclo di Temù:
tale ritrovamento imponeva, tuttavia alle indagini un corso del tutto nuovo.
Segnatamente, nel pomeriggio del 23 maggio 2021 veniva trovata una scarpa Salomon destra, misura 40 e 2/3, di colore nero, con strisce arancioni sul fianco e suola rossa.
La scarpa, rinvenuta nel letto del torrente Fiumeclo, veniva riconosciuta il 4 giugno 2021 da Zani Silvia come una delle scarpe appartenute alla madre.
La Zani riconosceva il grado di usura della suola dovuto ad una errata postura del piede da parte della madre e confermava, altresì, che il numero corrispondeva a quello della genitrice.
Nel frangente, la Zani dichiarava “non ho idea di dove si possa trovare la scarpa sinistra gemella di quella ritrovata”.
II ritrovamento, tuttavia, presentava profili di stranezza: sebbene, infatti, la posizione fosse geograficamente compatibile con la sparizione della Ziliani, in considerazione del fatto che il torrente Fiumeclo attraversa l’intera area geografica della Valle di Canè, ovvero l’intera area interessata dalle ricerche, appariva improbabile che la scarpa potesse essere scesa lungo il torrente fino ad arrivare nel punto in cui la stessa era stata trovata e poi recuperata.
Più nel dettaglio, il personale del CNSAS segnalava che l’unico tratto del torrente interessato da una portata di acqua e da una corrente utile a far scendere a valle una scarpa era il tratto che dalla congiunzione con l’Oglio risaliva sino al centro abitato di Temù, tuttavia, le reiterate ricerche eseguite nel tratto in questione non avevano permesso di addivenire alla localizzazione della Ziliani.
Inoltre, la stessa conformazione del torrente Fiumeclo rendeva anomalo ii ritrovamento, giacché all’altezza della centrale elettrica, pasta a monte del torrente la maggioranza dell’acqua, dopo aver attraversato una griglia che non lasciava passare alcunché, veniva deviata in una condotta sotterranea, riducendo ampiamente il flusso del torrente. Detta condotta sotterranea trovava, poi, il suo sfogo all’altezza del Ponte di Molina, ove nuovamente il flusso e la portata del torrente erano, almeno in linea teorica, utili al trascinamento della scarpa sino all’Oglio.
Perciò, ii ritrovamento della scarpa Salomon della Ziliani nel tratto, lungo 850 metri, tra l’uscita dell’acqua della centralina e l’Oglio, poteva trovare un senso solo ed esclusivamente nel caso in cui Laura Ziliani fosse caduta nel torrente nel medesimo tratto.
Tale conclusione era tuttavia confutata dal fatto che, come si è visto, il torrente era stato battuto in più occasioni da personale specializzato, che mai aveva notato il corpo della vittima né la calzatura in questione fino al giorno del suo rinvenimento.
Si iniziava, dunque a ipotizzare che il capo di vestiario fosse stato abbandonato da soggetti ignoti in modo del tutto intenzionale nel punto ove era stato poi ritrovato….
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