IL PERSONAGGIO Ferruccio De Bortoli nel groviglio dei… Boschi dell’informazione “Rimpiango i veri ‘poteri forti’ di un tempo. Ne avremmo bisogno. Senza i partiti restano solo rottamatori, populisti, pifferai e incantatori”

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Arriva con largo anticipo. Si forma un capannello intorno a lui, c’è chi chiede autografi. Ferruccio de Bortoli arriva sul lago nebbioso, una serata di pioggia uggiosa dopo il furioso temporale del pomeriggio. “Il cielo fu pieno di lampi ma ora verranno le stelle”. Col cavolo che piove a intermittenza. Fortuna che si è ripiegati sul grande teatro loverese, il Crystal . De Bortoli era ed è un grande giornalista, ma adesso è diventato una star, “posso stringerle la mano?”. Vai con le strette di mano. E’ bastato un libro, un libro di carta in un mondo di comunicazione digitale, un libro che racconta quarant’anni di incontri, colloqui, scontri, salite, discese e risalite in un mondo che volevamo cambiare, ognuno con il suo progetto, utopia, sogno, tutti diversi da quelli del vicino, e alla fine quel mondo ha cambiato noi. Ma c’è chi è sopravvissuto con dignità anche nelle delusioni, senza nascondere le cicatrici. “Avevamo la passione bucolica e pauperistica della campagna in contrapposizione ideologica ai ritmi disumani della metropoli”, scrive de Bortoli. La metropoli ci ha ingoiato, le “fughe” non hanno trovato rifugi e si è tornati, a volte scornati, a volte rassegnati. Già, vale sempre il detto che si nasce incendiari e si finisce pompieri. E certi sogni si sono spenti ben prima dell’alba.

De Bortoli è a Lovere per la serata che festeggia i trent’anni di vita di Araberara, “un caso giornalistico di qualità che seguo da tempo”. E’ venuto per affetto e curiosità verso questo giornale e chi ci scrive, ma… “con la mia erre moscia non potrei mai fare il direttore di araberara perché sarei costretto ogni giorno a uno sforzo sovrumano”.

Ha il tempo per sentire le canzoni di Eugenio Finardi che finisce con “Musica ribelle”. Atmosfere di  quando eravamo giovani, e ci fu un tempo in cui è sembrato “difficile scappare, / c’è qualcosa nell’aria che non si può ignorare / è dolce, ma forte e non ti molla mai, / è un’onda che cresce e ti segue ovunque vai / è la musica ribelle / che ti vibra nelle ossa / che ti entra nella pelle / che ti dice di uscire / che ti urla di cambiare / di mollare le menate / e di metterti a lottare”.

Quarant’anni di vita che per de Bortoli è stata vita da giornalista, perché c’è chi nasce con una sorta di vocazione, attitudine a… impicciarsi degli affari altrui (insegnanti, preti, medici, giornalisti, avvocati, politici…).  “Ho cercato di essere sincero con i lettori e con me stesso”. Un mestiere che sembra in estinzione, anzi no, siamo tutti giornalisti, i social network che ti sommergono di notizie, pareri, informazioni, “un magma di umori e sentimenti che fluttua impetuoso” ma che “non crea un’opinione pubblica e avvertita”. La gente “dovrà convincersi che per essere bene informata un po’ di fatica dovrà farla”.

Nel suo libro c’è un capitoletto intitolato: “Un paese debole, dunque appetibile” in cui scrive: “I poteri forti italiani? Il dramma è che non esistono più. Ne avremmo bisogno. Quando mancano c’è spazio per nuovi protagonisti, ed è un vantaggio, ma anche una prateria per gli avventurieri, ed è un guaio. Nella politica accade qualcosa di simile. Non ci sono più i partiti? Largo a rottamatori e populisti, a pifferai e incantatori”.

I giornali diretti da de Bortoli (Corriere della Sera e Sole 24 Ore) non sono (quasi) mai stati allineati con il potere contingente. Il che è già sorprendente, visti gli editori delle testate storiche e prestigiose che ha diretto. “L’editore puro in Italia è un’autentica rarità”. Per editore puro s’intende uno che vuole fare impresa con un giornale. In genere i giornali servivano ad altro e quel “altro” si traduceva in un “controllo” di certe informazioni “riservate” da filtrare, edulcorare e in caso estremo censurare. La fortuna di de Bortoli è stata avere un editore composto da tanti “editori”, tra loro spesso in anche feroce contrapposizione, per cui si creava uno spazio di libertà e autonomia che de Bortoli ha sfruttato. Ma i politici non sono come gli editori, pretendono applausi a scena aperta. Ed ecco quindi la contrapposizione con D’Alema, Prodi, Berlusconi, Renzi… E del libro “Poteri forti (o quasi)” che è schizzato in cima alle classifiche dei libri più venduti, si è parlato nelle scorse settimane proprio per certi passaggi riguardanti appunto il segretario del Pd e l’ex ministra Elena Boschi. Che hanno minacciato e annunciato querele con richiesta di risarcimenti “morali” milionari.

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