FINO DEL MONTE – Fino si racconta nel ‘bàrech’

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Lucio Toninelli

Gesù nacque a Betlemme di Giudea in una stalla, il quando non è certo. Ma anche in un Barech, a Fino del Monte, nel 2023…

Ho studiato, credetemi… Eppure, sono rimasto ignorante come prima e incapace di trovare spiegazioni alle tante contraddizioni dei “presepi” umani che chiamiamo civiltà e perfino cristianità.

Credo che il termine dialettale più appropriata per tradurre la parola “presepe” in bergamasco, sia “Bàrech”. I pastori capiranno al volo, cosa intendo. La parola presepe deriva dal latino praesepium o praesepe, dai significati molteplici: greppia, mangiatoia, stabbio, piccola stalla. Insomma, Bàrech, appunto. Lì deve essere nato Jeshua poi detto Gesù.

E il primo presepio, quello di San Francesco, doveva essere proprio una specie di bàrech, e ci stavano a malapena i protagonisti indispensabili: Maria, Giuseppe, Gesù (quando arrivò). Il bue e l’asinello sono due comparse “bufale” introdotte da un vangelo apocrifo – cioè fake – ma sono piaciuti alla gente comune e così sono diventate comparse importanti anche loro.

Risale a 800 anni fa, tondi tondi: 1223 – 2023, il primo presepe, salvo errori di calcolo, come è successo per il calcolo dell’Anno Zero del Natale. che non è l’anno zero, su cui si basano tutti i calendari.

Vi ripeto che ho studiato la faccenda. Non che ora mi sia tutto chiaro; sono ancora un po’ confuso.  Ma è certo che Gesù Cristo sia nato almeno 4/5 anni “avanti Cristo”. E non prendetevela con me, non ho colpe io. Sono notizie di fonte vaticana e anche di parte storica laica. Messager non porta pene…

Ormai è ammesso che quando la Chiesa decise di fare un resetting, o l’azzeramento della data di inizio della “Storia Cristiana” – perché quella del natale di Roma non gli garbava affatto – fu fatto un errore di calcolo dovuto a diverse concause: la fretta del calendarista incaricato, la sua non conoscenza della cifra ‘zero’ che non veniva né considerata né conosciuta ai tempi.  Per cui si passò nel calcolo, dall’anno 1 a.C., all’anno 1 d.C. perdendo per strada un anno. Infine per via di una frase in greco fraintesa. D’altronde anche le cronache affidabili, quelle Romane – dicono che Re Erode, quello della strage degli innocenti, sia morto tre anni prima dell’anno zero. E come poteva aver fatto l’eccidio dei bambini dal quale Gesù fu risparmiato solo perché in viaggio verso l’Egitto con papà e mamma? Facciamocene una ragione e speriamo che non arrivi un nuovo riformatore a rimettere a posto la data perché, se no, ne esce un putiferio.

Sulla data del 25 dicembre, invece, pare che per una serie di buone ragioni e anche di colpi di fortuna, ci abbiano azzeccato: il giorno sarebbe proprio il 25 dicembre. Non chiedete perché.

Il Presepe può quindi star tranquillo e anche il panettone: sono tradizioni salve.  L’anno, pazienza. Anno più anno meno, finì comunque in croce, il poveretto.

Nel 1223 quel visionario di Francesco, un po’ santo e un po’ eretico, decise di spiegare meglio al popolo com’era il “set” della nascita del Messia, suggestionato anche dal suo recente viaggio in Palestina. E ne incoraggiò il rendering, la ricostruzione insomma, con intuizione geniale.

Cedri e palme non erano molto conosciute; comparvero però la neve, gli abeti, e tutto il resto del mondo occidentale. Non parliamo delle luminarie che al tempo erano solo quelle in cielo.

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