Sta suscitando molte discussioni e polemiche quanto accaduto a metà luglio scorso sull’alpeggio di Fontanamora, sul territorio comunale di Gandellino: il lupo nella notte ha fatto strage di dodici ovini del pastore Aldo Pasini, e questo nonostante sembri che gli animali fossero rinchiusi in un recinto elettrico nei pressi della baita.
Il fatto è apparso tanto più grave in quanto l’alpeggio in questione fa parte del Progetto ‘Pasturs’ attuato dalla coop Eliante che fa capo al WWF con il sostegno del Parco delle Orobie Bergamasche e della Coldiretti, inteso a “mitigare il rischio per i pastori delle Orobie bergamasche dovuto all’arrivo dei grandi predatori attraverso la formazione di volontari in grado di fornire loro conoscenze e aiuto concreto sul campo in tutti gli aspetti della vita lavorativa, per aumentare il livello di convivenza tra pastori e grandi predatori, riducendo il rischio di estinzione per gli ultimi”, progetto che finora era stato ampiamente pubblicizzato come vincente anche perché, in realtà, finora, almeno ufficialmente, il lupo in quelle zone – comprensorio storico per la pastorizia bergamasca perché nei dintorni ci sono una decina di alpeggi con10.000 pecore caricate – semplicemente non esisteva, realtà del resto anche questa messa in discussione, perché esistono testimonianze di pastori colpiti dal predatore i quali raccontano di fatti analoghi che però gli organi competenti hanno sempre cercato di minimizzare e di non pubblicizzare.
Il sito Ruralpini ha definito ‘opaco’ il comportamento della Polizia provinciale e del Corpo Forestale che “si guardano bene dall’avvisare i pastori dell’arrivo del predatore”, dimostrando di non avere alcun rispetto per loro e per il loro lavoro, e anzi “sposando in modo ideologico la causa del lupo e del rewilding (cioè la reintroduzione di specie quasi estinte, lasciando il controllo dell’ambiente alla natura stessa).
Sempre secondo il Progetto ‘Pasturs’ “lo scambio proficuo di esperienze e l’individuazione di proposte di marketing territoriale legate al tema” avrebbe portato a una diminuzione del conflitto tra pastori e grandi predatori, che si sarebbe tradotto “nella riduzione dei danni, nella tutela della razza autoctona “pecora bergamasca” e nel miglioramento del rapporto di fiducia tra mondo ambientalista e dell’allevamento”, ma nel caso specifico pare che le cose non siano andate così, stando anche ai numerosi commenti ‘arrabbiati’ di pastori e di allevatori apparsi sui social. ..
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