Gandino, esposta la copia della Sindone nella chiesa di San Mauro. Nel Giubileo 2025 sarà a Torino

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A Gandino è stata esposta una copia della Sindone.

“Questa immagine, impressa nel telo, parla al nostro cuore e ci spinge a salire il Monte del Calvario, a guardare al legno della Croce, a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore”. Sono le parole di Papa Francesco nel 2020, nel pieno della pandemia, rispetto alla Sindone. Un manufatto che da secoli interroga la Chiesa e i fedeli, per le copie del quale (realizzate in scala 1:1 nell’ambito del progetto Lino Val Gandino) si prospettano importanti novità: una nuova collocazione a Gandino e l’esposizione a Torino in nell’Anno Giubilare 2025.

Da marzo 2024 è definitiva l’esposizione di una copia a Gandino (Bg) presso la chiesa di S. Mauro, annessa al Convento delle Suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata di Gandino. L’Istituto, fondato nel 1818, mantiene a Gandino la propria Casa Madre e sarà custode del manufatto (mt. 4,41 x 1,13) collocato nella sacrestia della chiesa, collegata anche alla cappella di preghiera delle suore. La riproduzione su lino antico (varietà Eden) della Sindone è il frutto di una filiera tutta bergamasca che ha unito, dal seme al manufatto, enti, volontari ed aziende. Presentato ufficialmente su Rai Uno il Giovedì Santo del 2021, il progetto Lino Val Gandino (www.linovalgandino.com) ha preso le mosse dalla coltivazione del lino a Gandino nell’aprile 2020, in piena pandemia, in un’area di proprietà della famiglia Torri. Grazie al coordinamento di Comune di Peia e Comune di Gandino, il trattamento delle fibre e la filatura sono stati curati dal Linificio Canapificio Nazionale di Villa d’Almè (Bg), in collaborazione con Terre de Lin (Normandia, Francia). La tessitura è stata realizzata a Gandino, nella sede di Torri Lana 1885, mentre la stampa digitale a pigmento in altissima risoluzione è stata realizzata da EFI Reggiani a Grassobbio (Bg) grazie alla messa a disposizione da parte del Museo della Sindone di Torino di una scansione ad altissima risoluzione. Su ciascuna copia è impresso un QR Code che rimanda al racconto per testi e immagini dell’intera filiera produttiva.

Oltre all’esemplare esposto a Gandino, copie in lino della Val Gandino sono collocate al Museo della Bibbia di Washington, Al Cairo in Egitto, al Museo dell’Arte Funeraria a Houston (Texas), a Oviedo in Spagna, a Chambery in Francia (dove la vera Sindone fu conservata per secoli) e al Santuario del Perello in Bergamasca. Purtroppo in stand by, per evidenti ragioni, la collocazione di una copia a Mosca.

Museo della Sindone di Torino e Centro Internazionale di Studi sulla Sindone (CISS), e in particolare il segretario Enrico Simonato, hanno attivamente collaborato al progetto sin dalle sue fasi iniziali. Per il 2025, in occasione dell’Anno Giubilare, si era ritenuta possibile un’ostensione straordinaria dell’originale a Torino, ma gli esperti l’hanno sconsigliata e non se ne farà nulla.

“E’ necessario ricordare – spiega Simonato – che le ostensioni della Sindone sono poche poiché il lino tende a ingiallire se esposto per troppo tempo alla luce. Un’ostensione inoltre presupporrebbe una posizione verticale del manufatto originale, ulteriormente sconsigliata per le fragili antiche fibre. Ecco allora che la possibilità di disporre delle copie del progetto Lino Val Gandino, a oggi le più verosimili e fedeli, permetterà di soddisfare le aspirazioni di tanti fedeli”. In particolare il manufatto gandinese sarà poi collocato al Museo della Sindone nella sala che già ospita una statua lignea riprodotta attraverso la scansione 3D della Sindone, la teca d’argento che ha contenuto la Sindone sino al 1998 (quando fu salvata dall’incendio nel Duomo di Torino) e la macchina fotografica con cui nel 1898 Secondo Pio immortalò per la prima volta la Sindone, svelandone l’immagine attraverso il negativo.

Inoltre l’Officina della Comunicazione in collaborazione con il Centro Internazionale Studi sulla Sindone ha ormai completato la realizzazione per Vaticanvision di una serie di video documentari in lingua italiana e lingua inglese. Grazie al contributo di prelati (fra loro l’Arcivescovo di Torino mons. Roberto Repole) ed esperti si indagheranno fra fede e scienza la storia e la devozione, il lino antico e la formazione dell’immagine, il tema delle “copie” pittoriche nei secoli, la conservazione. In più puntate sarà illustrato nei dettagli il progetto Lino Val Gandino.

Il progetto crossmediale è realizzato in collaborazione con l’associazione culturale Officina e Territorio e con la diocesi di Torino, ed il sostegno di Fondazione CRT. I produttori Nicola Salvi ed Elisabetta Sola hanno affidato la regia dei video documentari al bergamasco Omar Pesenti. «Credo che gli scienziati abbiano provato un forte interesse nei confronti della Sindone – ha detto fra l’altro mons. Repole presentando il progetto – precisamente perché da duemila anni c’è nel mondo il racconto di Gesù Cristo. Se non ci fosse stato questo racconto, se non ci fosse stata la testimonianza dei primi discepoli e della Chiesa vivente di Cristo morto e risorto penso che la stessa scienza non avrebbe avuto così grande interesse ad occuparsi di un telo come quello sindonico».

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