Luciano Nodari bussa con molta discrezione alla nostra redazione inviandoci una mail dalla sua casa di Barzizza, frazione di Gandino, dove vive con mamma Rosalia. Ci chiede di dare voce alla sua storia, perché “di bullismo se ne parla ancora troppo poco, esiste oggi come esisteva quando ero bambino io, ed essendo disabile, l’ho vissuto sulla mia pelle”. Esperienze che lasciano una cicatrice apparentemente invisibile… ma indelebile. Storie che cambiano la vita per sempre, ma da cui si può rinascere più forti, perché per essere “grandi” non bisogna essere necessariamente “alti”. Luciano parte dalla sua esperienza vissuta tanti anni fa tra i banchi di scuola per dire che “bisogna sempre combattere” e “mai arrendersi”, anche quando tutto sembra crollarti addosso.
Ma partiamo dall’inizio, da quegli episodi che gli hanno cambiato la vita: “Ho sempre cercato di farmi rispettare, anche se non è mai stato facile. C’erano tante persone prepotenti e arroganti, che prendevano di mira le persone più deboli come me soltanto per farsi notare. Venivo deriso, anche se spesso andavano oltre le parole, perché ero basso di statura”…
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