“Le chiese, intese come edifici sacri, sono espressione e segno della fede di un popolo: non ne possono essere separate, pena la perdita del loro significato e, lentamente, alla fine, della loro stessa esistenza.” (G. Paolo Montini). Sono queste le riflessioni che p. Angelo Livio Epis, parroco di S. Martino, ha vissuto dentro di sè quando ha dovuto decidere di chiudere al culto e l’accesso alla chiesa parrocchiale. Il 17 gennaio 2024, a malincuore, ha dovuto procedere alla chiusura della chiesa di S. Martino per un periodo indeterminato, per ragioni di sicurezza. I parrocchiani di Gorno ci sono rimasti male, alla notizia qualcuno ha persino pianto, ma tutti hanno reagito con compostezza e con il desiderio di rimboccarsi le maniche per guardare al futuro in questa nuova situazione.
“Sì, i Gornesi sono persone molto affezionate alla loro chiesa, qui tanti si sono sposati, hanno battezzato figli e nipoti e sognavano di assistere, qui dentro, anche alle loro Prime Comunioni, alle loro Cresime, magari anche alle loro nozze… – dice Padre Angelo -. E poi per la comunità dei fedeli la chiesa è un luogo altamente significativo e simbolico, per la quale la popolazione ha sempre avuto un’attenzione ed un affetto particolari, basti pensare all’ultima ricostruzione dell’edificio sacro, quando, nel 1932, i numerosi minatori del paese si autotassarono destinando una parte della loro busta-paga alla costruzione dell’edificio, senza contare il lavoro di cui si fecero carico numerosissimi volontari…”.
Padre Angelo si riferisce all’ultimo intervento che ha riguardato la chiesa, che a più riprese aveva manifestato problemi di stabilità in quanto poggia sul terreno di un’antica frana: “Un’instabilità che già portò alla demolizione della prima chiesa edificata nel 1478 ed anche a quella che si rese necessaria anche per la seconda chiesa la quale, costruita nel 1776, venne demolita nel1930…
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