Anche se mancano ancora alcuni mesi alle prossime elezioni comunali, in alcuni nostri paesi si è già aperta la caccia ai voti, ancor prima che sia abbozzato un programma amministrativo da discutere e proporre agli elettori. Pare che si prevedano più scontri che incontri, che prevalgano le beghe di parte anziché gli interessi delle comunità. C’è il rischio che dominino l’invidia e la sete smodata di potere e di denaro, che sono i peccati della società d’oggi.
L’invidia, si sa, è uno dei vizi capitali. Significa rammarico e risentimento che si prova per la felicità, il benessere, il successo altrui. L’effetto dell’invidia non è un proprio desiderio da realizzare, quanto piuttosto che gli altri non lo realizzino, oppure togliere all’altro qualcosa che possiede, come può essere una carica. L’invidia è, tra le passioni umane, una delle più spregevoli e pericolose, perché i suoi effetti sono devastanti e il suo manifestarsi sempre subdolo e coperto. L’invidia spesso e volentieri è figlia della stupidità, perché può causare un danno ad un’altra persona o una comunità senza realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita, se non altro di credibilità. Se a questa dovesse aggiungersi un’ambizione smodata, alimentata da sete di potere e di denaro, i risultati sarebbero tragici, come quelli rappresentati nel Macbeth di Shakespeare, cioè la distruzione totale quando l’ambizione non viene tenuta a freno da limiti morali.
E come se, facendo un’ipotesi del tutto campata in aria, qualcuno degli amministratori di Gorno sollecitasse dei funzionari ad impedire la visita alle miniere, anziché affrontare il problema in campo politico e amministrativo….
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