GRUMELLO DEL MONTE – Alessandro e il viaggio in Bolivia dopo la maturità: “I bambini che mi chiamavano papà e quelli che andavano a lavorare con il piccone. Mi è rimasta una cicatrice sul cuore”

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Un’estate indimenticabile, che ti resta dentro per sempre. Alessandro Salomoni, 19 anni di Grumello del Monte, ha deciso di raccontarci la sua esperienza in Bolivia dell’anno scorso, dopo aver affrontato la maturità e poco prima di iscriversi alla facoltà di Lettere e Filosofia all’Università di Verona. A spingerlo verso questa esperienza è anche la sua vicinanza al mondo dell’oratorio e della parrocchia, infatti tiene la classe di catechismo di prima media ed è organista.

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Ogni volta che racconto questa esperienza, le emozioni sono sempre nuove, uniche e autentiche. Un’estate oserei dire “rivoluzionaria” che mi ha cambiato, difficile da dimenticare perché ha segnato la mia vita. Non esagero a dire che mi è rimasta una “cicatrice” sul cuore a pensare all’estate 2022.

Prima del viaggio sono state due le tappe fondamentali che hanno fatto sì che quest’estate fosse memorabile: la maturità e l’esperienza del Cre. Dopo anni di studio, di servizio e dedizione al mio Istituto, il 2 luglio ho coronato la mia vita scolastica superiore con l’esame di maturità concluso con un 100 che rende testimonianza a tutti i sacrifici e la passione che ho messo nello studio in questi ultimi cinque anni. E poi l’esperienza del Cre, che ogni anno mi lascia qualcosa di nuovo, le nuove relazioni, amicizie, i sorrisi, lo stare insieme, vivere l’oratorio a 360°.

Non potevo non partire da questi due punti per descrivere la mia estate. E poi c’è questa esperienza, che mi reca dubbi, mi scuote ogni volta che la ripenso e che la interiorizzo. Non so veramente cosa mi abbia spinto ad andare là, pensavo di aver trovato una risposta, in un momento fragile della mia vita come quello della scelta di cosa fare, di un’Università da scegliere, di un percorso di vita nuova da intraprendere. Pensavo di andare in Bolivia per confermare le mie scelte e invece ha creato dentro di me un sentimento di rivincita, di un obiettivo da raggiungere. Ho seguito con altri cinquanta ragazzi nei mesi precedenti alla partenza, il corso di formazione per fare questa esperienza, ho conosciuto quelli che sono stati per me compagni di viaggio, “di viaggio” e non “di esperienza”, perchè nella località dove ero, a differenza degli altri, ero solo e questo ha fatto sì che questa esperienza prendesse un altro sapore, un altro orientamento.

Ricordo ben volentieri i volti dei miei genitori quando gli dissi che volevo partire. Mia mamma preoccupata, mentre mio papà aveva quella tipica espressione del “perchè no?”, proprio lui che quando gli dissi la destinazione si mise a cercarla su Google Maps per vedere se ci fossero ristoranti nella zona, supermercati, come se avesse paura che morissi di fame. Qualche settimana prima di partire ricevetti a nome del Vescovo Francesco, dalle mani di Mons. Davide Pelucchi il mandato per partire, mentre la domenica prima ricevetti il mandato dal mio parroco Don Massimo, missionario per dodici anni nelle terre che ho visitato.

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