È passato meno di un mese dall’ingresso di don Massimo Fratus nella Parrocchia di Grumello del Monte, il 19 settembre. Un po’ come tornare a casa per lui che è originario di Cividino: “In realtà sono entrato in Seminario quando ero in seconda media, nel ’79, e quindi sono andato via molto presto dal paese (classe 1967 è stato ordinato sacerdote nel 1992, ndr). Quando poi sono stato in missione in Bolivia i cellulari non c’erano e quindi molte relazioni sono andate perse in quegli anni. Detto questo, sono molto contento di essere qui, perché Grumello è una Parrocchia grande, organizzata, bella ed accogliente”.
Parliamo della Bolivia, dove è rimasto dal 1999 al 2000… “La Bolivia è stata una grazia, un’esperienza bella, che non significa senza sofferenza, anzi. Un’esperienza comunitaria che ti porta nella semplicità della vita, dove si imparano ad apprezzare le cose semplici ma vere. Cosa ho trovato quando sono tornato? Mi sono reso conto che anche qui c’erano le difficoltà, ma che sono diverse, legate al consumismo, al benessere. Si sta male dentro perché non ci si accontenta e non si riesce a valorizzare quello che si ha. Un po’ di Bolivia però l’ho portata in Italia, un sacerdote boliviano ha infatti prestato servizio a Sabbio per tre anni e con i giovani della comunità sono tornato per tre volte in Bolivia”.
Ora c’è Grumello: “Mi aspetto di vivere il mio pezzo di cammino di fede insieme alla comunità. Non posso ancora dire molto, in questo momento sto cercando di conoscere le persone, di ascoltarle, ognuna con il proprio vissuto da raccontare, ognuna con i propri punti di vista. Sarò un pastore in mezzo alla gente. Siccome sono più o meno giovane (ride, ndr), mi piace molto lavorare con i giovani, anche se al momento sono riuscito ad andare in Oratorio poche volte. Sabbio era una comunità più piccola e quindi il tempo c’era, qui per il momento tra funerali e matrimoni… non ho ancora messo piede fuori dalla Chiesa”.
Da Grumello se ne va don Angelo interista e… “Sono interista anche io, fin da quando ero piccolo… ma un po’ all’acqua di rose devo dire (sorride, ndr), mi piace guardare le partite, ma non sono sfegatato, ecco”.
Facciamo ancora un salto nel passato, torniamo ai tempi del Seminario: “Arrivavo da una famiglia cristiana, cattolica e praticante, da una di quelle famiglie contadine che hanno un grande senso di Dio e, per quanto fosse possibile, c’era una frequenza nella comunità cristiana. Vivevo vicino alla Chiesa e andavo a Messa la domenica con mamma e papà, dalla Prima Comunione ho iniziato a fare il chierichetto e a 11 anni sono entrato in Seminario…
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