grumello Omar mamma

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“Noi chiediamo solo giustizia e due anni sono troppo poco, così non si rischia di far pagare la giusta condanna a chi ha portato via mio figlio”. Federica Corrias non si da pace, da quella notte del 7 dicembre scorso quando si è vista portare via per sempre suo figlio, Omar Diop, diciannovenne investito e ucciso davanti alla discoteca Costez. Ad investirlo Michele Bezzi, 25enne che a bordo della sua Mercedes dice di non averlo visto. L’Incidente davanti alla discoteca, lì dove mesi prima erano state investite altre due ragazze uscite da quel cancellino che da sulla provinciale e che ora è stato chiuso con i lucchetti posti dagli amici di Omar Diop. “Lui quella sera era ubriaco – spiega Federica Corrias, aveva un tasso alcolemico di 1,88 a fronte del limite di 0,5, e sapeva che lì era una zona pericolosa con tanti giovani che attraversavano per andare in discoteca. Poteva farsi venire a prendere se era ubriaco, invece ha deciso di tornare a casa in auto ammazzando mio figlio. Ora chiedono un patteggiamento a due anni, ma per me è poco, troppo poco. Io non voglio vendette, voglio solo che lui paghi per quello che ha fatto, a me nessuno ridarà Omar. Hanno detto che era il primo omicidio stradale e poi tutto si risolve con due anni di pena? Allora dove sta la differenza con le pene di prima? Non è cambiato nulla”. E sul famigerato cancellino da dove entravano ed uscivano i ragazzi arrivando direttamente sul provinciale, Federica Corrias spiega che: “L’ho saputo dopo la morte di Omar che anche altri ragazzi avevano rischiato la vita, venendo investiti all’uscita della discoteca da quel cancello, e i precedenti non sono serviti a nulla per far chiudere quel cancellino maledetto. Denunciare la discoteca? Non ci abbiamo ancora pensato, è una tragedia accaduta ancora troppo presto per me, valuteremo in seguito”. Perchè per mamma Federica quel che conta oggi è il ricordo di Omar. “Di Omar mi manca soprattutto il suo sorriso, la sua disponibilità con tutti, la sua gentilezza e la sua bontà. Non perchè era mio figlio ma a Omar volevano bene tutti e lui era felice perchè aveva trovato da poco lavoro. Andava e veniva dal lavoro in bici e i suoi sogni erano quelli di comprarsi un’automobile, come molti altri ragazzi della sua età. Quello che guadagnava poi lo spendeva per il fratellino, gli aveva comprato la playstation e lo viziava. Agli amici manca ancora molto, a volte vengono ancora a casa a trovarmi, gli vogliono ora dedicare il campetto di calcio, ma Omar manca e mancherà sempre. Per questo chiedo una pena esemplare, perchè temo che una pena leggera non serva da esempio agli altri giovani, uno quando guida deve essere attento, non deve mettere in pericolo la vita degli altri e chi ha investito Omar lo sapeva”.

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