I BORGHI DI BERGAMO/4 – Borgo Canale: “Il più antico dei borghi: qui era un paese, adesso sono tutti di passaggio. E i parcheggi:..”

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È stato il primo a nascere tra i borghi storici di Bergamo. Già nell’Alto medioevo la città sul colle si è estesa in questa direzione. Il borgo esiste ancora. Le mura, le case, le strade sono lì. Ma l’identità sembra annacquata. Borgo Canale inizia nei pressi di Porta Sant’Alessandro. Da lì la via centrale del borgo scende nella direzione di Lecco. Nel primo pomeriggio di una soleggiata giornata di metà gennaio qui si respira una tranquillità incredibile. La discesa lungo la via regala scorci che sanno di meraviglia. In alto San Vigilio, in basso la Conca d’oro e la vista che si allunga su ampie prospettive della pianura bergamasca. Poca gente lungo la via. Anche in questo borgo i cartelli di vendesi e affittasi sono numerosi.

Ad aprire via Borgo Canale, proprio sull’angolo, è un laboratorio di gioielli artigianali, dove un uomo e una donna lavorano con maestria e passione. Lui, il titolare, è nativo del borgo, pur essendosi ora trasferito altrove. “Il posto è bellissimo, la vita del borgo è davvero piacevole – esordisce –. C’è il problema della viabilità, legata al fatto che questa via non è frequentata solo dai residenti ma per molti funziona come una scorciatoia per raggiungere città alta. In certe ore del giorno, come al mattino tra le 7.30 e le 8, diventa impossibile passare di qui. Ci vorrebbero dei vigili, il traffico dovrebbe essere normalizzato perché non c’è nessuna ZTL nel borgo”.

E poi c’è il problema dei parcheggi. “È gravissimo che i residenti paghino ma i parcheggi disponibili siano pochissimi. Il costo sostenuto dovrebbe garantire la disponibilità, invece si rischia di prendere delle contravvenzioni. Soprattutto il sabato e la domenica chi ha il permesso non trova posto e così deve lasciare la propria auto dove non è consentito e prende le multe”.

Ma il borgo esiste ancora? “Il borgo storico con la sua identità non esiste più. Città alta non ha più servizi per i residenti, persino la via Corsarola è diventata un grande magazzino. Così facendo, però, la città si deperisce presto. Chi non abita un posto, lo usa e basta. Se uno, invece, ci abita, ha a cuore il bene di quel luogo. Rendere una città solo turistica significa garantirgli un successo nell’immediato ma a breve anche un deperimento”.

Il legame con i luoghi vissuti per anni resta forte. “Sono affezionatissimo a questo borgo. C’è ancora qualcuno che è nato qui e continua a viverci ma sono tutti piuttosto anziani. Il borgo come tutta città alta avrebbe bisogno di un’operazione urbanistica per rivalutare la sua identità”. Con l’invecchiamento degli abitanti, si perdono le tradizioni. “Ho dei bei ricordi legati alle manifestazioni a Santa Grata, ma ormai il ceppo degli abitanti storici è oltre i 70 anni…”. È arrivato qualcuno di nuovo? “Ci sono case in affitto, ma c’è per lo più gente di passaggio. Considera che le locazioni sono eccezionali ma i costi molto alti, quindi abitare qui diventa un problema”.

Uno dei poli del borgo è la chiesa parrocchiale, dedicata a santa Grata, raggiungibile anche da via Sudorno grazie alla lunga scalinata che collega le due vie parallele che attraversano il colle di Bergamo. In chiesa due signore sono indaffarate nelle pulizie.

Sono venuta ad abitare qui 10 anni fa – inizia a raccontare Renata –, mi sono trasferita qui per seguire mio fratello sacerdote, che era venuto qui a fare il parroco. Poi ho deciso di fermarmi qui perché mi hanno chiesto di continuare a prendermi cura della chiesa e di occuparmi delle pulizie.

Si vive bene, di sicuro. Certo, non c’è quell’unità che ancora si respira nei paesini di montagna e che una volta c’era anche qui… Diciamo che in città ognuno pensa un po’ ai cavoli propri, ci si riunisce magari ogni tanto per le cerimonie, ma per il resto ognuno pensa per sé”….

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