Dopo aver toccato le località di Tavernola Bergamasca, Santa Croce di San Pellegrino Terme, Bergamo (chiesa di San Nicolò ai Celestini), Lallio, Stezzano, Castione della Presolana, Paladina e Caravaggio, stavolta i “I colori dell’aria”, il progetto concertistico ideato da Alessandro Bottelli per valorizzare, grazie a brani strumentali creati ad hoc da compositori italiani, il patrimonio artistico-culturale del territorio, fa tappa a Comun Nuovo, nella Chiesa parrocchiale di San Salvatore. È qui, infatti, che sabato 15 giugno alle ore 20.45 si esibirà il Vagues Saxophone Quartet (Andrea Mocci sax soprano, Francesco Ronzio sax contralto, Mattia Quirico sax tenore, Salvatore Castellano sax baritono), una formazione di giovani e apprezzati professionisti già coronata da numerosi riconoscimenti e da presenze a rassegne e festival di rilievo. L’ensemble, che si caratterizza per una vivace e fattiva partecipazione alla creazione di nuove partiture, lavora spesso a stretto contatto con i compositori. E per l’occasione si misurerà anche con un recentissimo lavoro per quattro saxofoni, Visionem quam vidistis, commissionato al compositore e organista modenese Riccardo Castagnetti e ispirato alla Trasfigurazione di Giovan Battista Moroni (Albino, 1525 ca. – 1578 ca.), dipinto su tela posto in abside, dietro l’altare. Si tratta di un’opera databile al settimo decennio inoltrato del Cinquecento, «di sottili calcoli compositivi e spaziali nella proporzione diminuita delle figure del Cristo e dei Profeti rispetto ai tre Apostoli assisi in primo piano, che giova a distanziare e a distinguere il sacro dall’umano. […] Come richiedeva il soggetto, la scena è di forte contrasto luministico, ciò che fa risaltare con una intensità le superfici delle vesti e le tinte, tra le quali non prevalgono i rossi, bensì i gialli, i verdi e i turchesi. In un’atmosfera di crepuscolo, il monte Tabor si innalza in una situazione di controluce, che anima le fronde dell’albero contro il cielo. L’evento miracoloso è reso esplicito nelle nuvole grevi che ospitano le tre figure dell’apparizione e si proietta naturalisticamente sul gruppo, nell’ombra che ha velato l’apostolo di destra, mentre in piena luce è rappresentata la figura del S. Pietro sulla sinistra».
Riccardo Castagnetti è diplomato cum laude in Composizione e in Organo. Laureato in Filosofia e in Scienze religiose, ha conseguito il Dottorato di ricerca in Musicologia all’Università di Bologna. È attivo a livello concertistico come organista, clavicembalista e pianista. La sua produzione comprende brani solistici, vocali e strumentali, composizioni per piccoli ensembles e per orchestra. Ha composto parte delle musiche del progetto OrAzione di Alessandro Bottelli, nato per valorizzare l’antica chiesa di San Bernardino di Lallio (Bg), partecipando in qualità di compositore anche alla rassegna Box Organi. Suoni e parole d’autore. La Radio Svizzera Italiana ha prodotto un disco interamente dedicato a sue composizioni pubblicato dall’editrice Tactus. Alcune tra le sue composizioni per organo sono state pubblicate anche da La Bottega Discantica, da MV Cremona e dall’editrice Carrara. Ha inciso all’organo una raccolta di musiche mozartiane e un disco dedicato all’integrale delle opere per tastiera di Michelangelo Rossi per Brilliant. Attualmente è assegnista di ricerca nelle università di Harvard e Modena-Reggio Emilia con un progetto sul carteggio di Giambattista Martini.
A proposito della sua nuova composizione, Castagnetti scrive: «Il brano è una parafrasi sul tema dell’antifona Visionem quam vidistis, dalla quale prende il titolo. Questo breve canto di comunione viene solitamente intonato per la seconda domenica di Quaresima e per la festa della Trasfigurazione. Il testo è tratto dal capitolo 17 del vangelo di Matteo (Mt 17, 9): “Non raccontate a nessuno la visione che avete avuto, finché il Figlio dell’uomo non risorga dai morti”. Il componimento dispiega narrativamente il forte contrasto luministico che caratterizza il dipinto di Moroni. Sulla tela il piano fisico e quello metafisico sembrano compenetrarsi: nella parte inferiore troviamo gli apostoli atterriti e sopraffatti dalla rivelazione del Cristo, in quella superiore i profeti che contemplano la figura di Gesù che si staglia sullo sfondo di un cielo trascendente. Non si tratta di una suddivisione statica, ma di un moto circolare animato con maestria dall’artista mediante diverse concentrazioni di luce. Lo sguardo dello spettatore è condotto dall’oscurità che vela l’apostolo in basso a destra alla figura di Pietro progressivamente rischiarata sulla sinistra, ascendendo fino ai volti di Mosè e di Elia e quindi al centro della manifestazione divina per poi ridiscendere nuovamente nell’ombra. Secondo Hans Urs von Balthasar, quando i discepoli, alla fine, rivedono Gesù da solo, sanno quale pienezza di mistero si nasconde in Lui. La sua Trasfigurazione non è un’anticipazione della Risurrezione ma al contrario la presenza del Dio Trino e di tutta la storia della salvezza nel suo corpo predestinato sulla croce. Visionem quam vidistis sviluppa i quattro incisi musicali in cui si articola il canto gregoriano, elaborando in modo successivo ciascun frammento melodico. L’articolazione complessiva del brano ricalca quella del testo biblico e cerca di tradurre musicalmente l’esperienza soggettiva dei discepoli: dal mistero al riconoscimento, dal timore al conforto, dalla parola rivelatrice al silenzio dell’attesa».
Per il resto, il programma si connota per una cospicua presenza di pagine dei due grandi coetanei del barocco tedesco (nati nello stesso anno, il 1685): Johann Sebastian Bach (Concerto italiano BWV 971, Aria sulla quarta corda dalla Suite per orchestra n. 3 in Re maggiore BWV 1068) e Georg Friedrich Haendel (The arrival of the Queen of Sheba, dall’oratorio Solomon e Ouverture dall’oratorio Alexander’s Feast, vera e propria esaltazione della musica e dei suoi poteri, in una recente trascrizione per 4 saxofoni realizzata dalla compositrice riminese Marialuisa Balza tenendo conto della ricca e colorata orchestrazione originale), a cui si intercalano celebri canzoni quali New York, New York di John Kander, Englishman in New York di Sting, America di Leonard Bernstein (dal musical West Side Story) e un trittico di songs dalla straordinaria inventiva melodico-armonica (Fascinating rhythm, The man I love, Strike up the band) tratte dal Songbook di George Gershwin (1898-1937), originariamente scritto per pianoforte solo e rielaborato per la compagine del Vagues Saxophone Quartet dal bergamasco Davide Mutti. La scaletta si conclude con il brano certamente più iconico del musicista statunitense: la scintillante Rhapsody in Blue. Concepita per pianoforte solista e Big Band, è oggi eseguita abitualmente con orchestra sinfonica. La Rhapsody ebbe da subito grande successo anche tra compositori come Stravinskij, Rachmaninov, Kreisler, presenti alla prima esecuzione. Gershwin, che per l’occasione sedeva al pianoforte, la descrisse così: «…la udii come una sorta di multicroma fantasia, un caleidoscopio musicale dell’America, col nostro miscuglio di razze, il nostro incomparabile brio nazionale, i nostri blues, la nostra pazzia metropolitana».
Voluto e offerto dalla famiglia e dagli amici di Giancamillo Mistrini in occasione del trentacinquesimo anniversario della scomparsa, “I colori dell’aria 9” – Concerto per San Salvatore è promosso dalla Parrocchia di Comun Nuovo (Bg) e dedicato allo studioso e storico locale al quale è intitolata anche la biblioteca comunale.
Ingresso libero. Prenotazione consigliata al: 388 58 63 106