I nuovi samaritani al tempo del Covid – BERGAMO – Un hotel che diventa… hotel sociale. Dalla crisi del settore turistico ad un progetto per l’inserimento lavorativo di ragazzi disabili

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Una struttura ricettiva nata nel 2018. Partita subito con il piede giusto. Poi bloccata, come tutte le imprese del settore, dalla pandemia. Ma la crisi, per chi ha idee intelligenti, diventa occasione per inventare un futuro nuovo, tracciando strade impensate. E a Bergamo c’è chi ha deciso di non stare fermo, con le mani in mano a lamentarsi per la situazione tragica, ma si è dato da fare per costruire un’esperienza unica in Italia. Un hotel che diventa hotel sociale. Il mondo degli imprenditori che va a braccetto con quello del sociale. Un binomio intessuto nei mesi scorsi e ora pronto a lanciare un progetto speciale.

Gli attori di questa storia sono la Residenza del Borgo, la Fondazione Istituti Educativi di Bergamo e la cooperativa sociale Namastè.

A far nascere la Residenza del Borgo, nel quartiere di Borgo Santa Caterina, è stata la sinergia di tre imprenditori, Aimone Probo, Matteo Piantoni e Stefano Scarpellini.

Io lavoro da sempre nel settore – inizia a raccontare Scarpellini -, con il passare degli anni si sono creati i presupposti per mettersi in proprio, così ci siamo uniti facendo impresa e abbiamo aperto questa struttura ricettiva nel 2018”.

I primi passi promettono subito bene. “Fortunatamente siamo partiti molto bene. Abbiamo creato una struttura adatta alle famiglie. Il settore turistico a Bergamo (e parlo ancora al presente perché sono ottimista) sta crescendo notevolmente. Probabilmente mancava una struttura del genere: non è il classico alberghetto o bed and breakfast, tutti gli ambienti sono dotati di un angolo cucina, le camere hanno una dimensione discreta, con la possibilità del terzo e quarto letto (non una semplice brandina), insomma sono tutti dei monolocali. È una struttura molto adatta alla famiglia, ma anche al manager: abbiamo la smart-tv, internet con la fibra ottica, quindi tutte le possibilità a livello di tecnologia per lavorare bene”.

E infatti già dopo pochi mesi l’impresa di Scarpellini, Probo e Piantoni sorride. “Abbiamo chiuso il primo anno in attivo: per una start-up non è scontato con i costi che ci sono in Italia, abbiamo iniziato anche il secondo con numeri importanti, ci aspettavamo di portare a casa degli investimenti”….

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