I PINGUINI TATTICI NUCLEARI – Riccardo Zanotti e Lorenzo Pasini dalle valli al Forum di Assago

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Due capitoli umani, una sola bella storia musicale. Una storia nata a scuola, continuata negli oratori, inciampata nei bar di provincia, proseguita per un milione di chilometri in un pulmino dei dentisti Croazia su e giù per l’Italia, isole comprese, passata per lo Sziget, il mitico festival  internazionale di Budapest, esplosa al concerto del primo maggio, 2019, condivisa nell’album “Faber Nostrum”, spiaggiata al Jova Beach Party, e approdata (per ora) al Mediolanum Forum, sold out con quattro mesi d’anticipo. Che uno fa presto a dire Forum, ma undicimila biglietti venduti in venticinque giorni dopo sessantamila persone paganti nel tour estivo non era poi così scontato. E infatti di scontato nella loro costante parabola ascendente c’è ben poco. Al palazzetto più grande della Lombardia suoneranno infatti sabato 29 febbraio, una data insolita che nemmeno a cercarla. No, aspetta, l’hanno proprio cercata (mi dicono dalla regia) perché assomiglia a loro, è un po’ magica e fuori dai calendari consueti. Per dire, l’ultimo sabato 29 febbraio è stato nel 1992, il prossimo sarà nel 2048! Nel 1992 i protagonisti della nostra storia non erano ancora nati!

Loro sono Riccardo Zanotti di Albino e Lorenzo Pasini di Villa d’Ogna, entrambi classe 1994. Sono due dei Pinguini Tattici Nucleari, un nome che sta diventando sempre più squillante nella scena musicale italiana. Riccardo è la voce del gruppo, il compositore dei testi e delle musiche e Lorenzo la prima chitarra. Sono tutti giovanissimi, età media venticinque anni e tutti bergamaschi. Insieme a Lorenzo e Riccardo, che sono i “pinguini” della prima ora, quelli dei primi concertini in oratorio, suonano ormai stabilmente da qualche anno Nicola Buttafuoco e Elio Biffi di Pedrengo, Simone Pagani di Bergamo e Matteo Locati di Arcene.

Sono “passati” ormai anche dalle radio nazionali, gli manca solo la televisione, quella italiana perché quella svizzera li ha già voluti come ospiti un paio di settimane fa. La prima scontatissima domanda è sempre quella: da dove arriva questo nome da cartone animato? Di sicuro ha suggerito un’opera incredibile che è tra le più vendute al momento nel genere fumetti. Edito da Becco Giallo e presentato al Lucca Comics si chiama proprio “Pinguini Tattici Nucleari fumetti” centotrentaquattro pagine illustrate con le storie tratte da dieci canzoni del gruppo. Ma se hanno dato il nome a un fumetto il loro di nome deriva invece da una birra: la Tactic Nuclear Penguin, la birra più alcolica al mondo con i suoi 32 gradi e anche la più costosa, circa 250 euro per 33 cc.

Un nome scelto per scherzo a sedici anni e che non li ha fatti prendere sul serio da molti storcinaso poco lungimiranti, ma che sta portando decisamente fortuna. Che proprio chiamarla fortuna è improprio perché questa storia di giovani viene da tanti anni di gavetta, fatica, studio maniacale e perseveranza da bergamaschi DOC.  Non sono un fenomeno improvvisato uscito da un talent. Tra l’altro sono stati chiamati da X Factor, non so se si può dire, ma hanno rifiutato sentendosi dare dei pazzi!  E l’hanno fatto quando il Forum era un miraggio.

Ma il miraggio è appunto un’illusione ottica e può sparire in un battito di sole. Loro invece hanno scelto di percorrere la strada metro per metro, concertino per concertone, fidelizzando centinaia di migliaia di giovani e meno giovani con la forza della loro musica. Una musica che è riduttivo inquadrare nel fenomeno Indie. Sono pop, ma anche rock con un passato metal e un passato remoto di canzoni di chiesa. Hanno all’attivo quattro album più un ep introvabile, da collezionisti, intitolato “cartoni animali”. I numeri fanno quasi paura: nove milioni di views su Youtube  e sessanta milioni di streaming su Spotify, e crescono ogni giorno. Due dischi d’oro, Irene e Verdura. L’ultimo album “Fuori dall’Hype” è uscito per Sony il 5 aprile di quest’anno e in una sola settimana è arrivato al 12° posto della classifica Fimi per rimanerci tra i cinquanta dischi più venduti e arriva a quasi trentamilioni di streaming. Numeri che hanno decretato il sold out al Forum convincendoli a fissare altre quattro date nei palazzetti per dare risposta alle molte richieste dei loro fans. Perché la loro forza sono i live: il 27 febbraio a Pordenone al Palasport Forum, il 2 marzo a Padova a Kione Arena, il 3 marzo a Firenze al Mandela Forum e il 6 marzo a Roma al Palasport.

Una storia col lieto fine quindi, ma che è solo un nuovo inizio. Ma noi vogliamo raccontarvi proprio l’inizio vero, di quando i due musicisti della Valseriana hanno sentito il primo richiamo della musica in questa periferia della periferia dove “ci vuole del coraggio anche per aver paura” (cit “Lake Washington Boulevard” terza traccia di Fuory dall’Hype).

Mi arrampico bagnata di pioggia su per una strada in salita alla ricerca di casa Zanotti. Incontro più chiese che case e non c’è nessuno in giro. Siamo a Desenzano di Albino. Una frazione di duemilacinquecento abitanti o poco più, di cui almeno uno ormai conosciuto dai giovani di mezza Italia. L’altra metà lo conoscerà nel 2020, ci scommetto, mentre finalmente arrivo a destinazione. Ad aspettarmi ci sono anche i genitori di Lorenzo Pasini ospiti in casa Zanotti per l’occasione. Mi accolgono quattro cinquantenni che stanno sfogliando gli album di famiglia alla ricerca di foto per questo articolo. I loro due figli “Pinguini” si conoscono dagli anni del liceo, loro si sono invece incontrati la prima volta a cantare stonati nel cortile dell’oratorio di Albino. Quella volta che suonava Vasco Rossi ancora poco conosciuto e quella volta, tanti anni dopo, quando hanno accompagnato i figli ancora minorenni davanti ad un pubblico di ben… venticinque persone, nonne e zii compresi. Si sono poi trovati all’Alcatraz a inizio di questo travolgente 2019. Stavolta erano insieme a 3400 persone e le nonne le hanno lasciate a casa perché non “pogano” più tanto volentieri. Hanno brindato poi a Brescia dopo un concerto di 4.400 anime abbagliate dalle torce dei telefonini in una piazza della Loggia festante di gioventù brucata.

Chi l’avrebbe mai detto…

Io no di certo e ancora faccio fatica a crederlo” confessa la mamma di Riccardo. La bellissima signora Cristina Falconi, segno del leone, mi sovrasta con il suo metro e settantasei e la sua personalità forte “Riccardo è sempre stato un bambino, diciamo atipico… non dormiva mai e anche adesso lavora spesso soprattutto la notte”…

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